Maggio 2024, Chiaromonte e le sue Storie dedica il mese ai lavoratori Chiaromontesi

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A pùpë dë Paschë


Arriva Pasqua.
Un tempo non era per niente come oggi, né per grandi e ne per piccini.
Tradizione, devozione e desiderio, tre cose fondamentali portavano questa festa ad essere quasi o alla pari del Natale.
Si cominciava ancor prima delle Palme, con la creazione dei lavurièllë Pasquali da portare in Chiesa per il Sepolcro.

Donna ca puzèië
Foto dal web

Arrivava la settimana Santa.
Si preparava u cruscèndë (anche una settimana prima), il lievito madre, e il mercoledì si impastava lasciando riposare il tutto fino al mattino seguente, quando sarebbero stati preparati i Pëccëllætë, i Pùpë e i Trastanièllë.
Vi era però una scaletta importante da seguire per la devozione quando si sfornava, ed era questa:
Il primo pëccëllætë era per Gesù Cristo;
Il secondo per il Capofamiglia;
Il terzo per la Madre;
I quarti, pùpë e trastanièllë, per i figli;
gli altri che rimanevano si spendevano "pë l'àrië da Mëserëcòrdië".
Questa era la realizzazione del tipico pane Pasquale di Chiaromonte e non solo, con anche le varianti dolci.
Prima di lasciarvi alla lettura di questa nuova storia raccontataci da Giovanni Monaco, per chi non lo sapesse:
u Pëccëllætë è il classico pane Pasquale a forma di ciambella che contiene almeno tre uova;
a pùpë è una treccia che rappresenta un fagotto che protegge un neonato, e l'uovo, uno solo, rappresenta il viso o la bocca, ed è destinato alle femminucce.
u trastanièllë ë un pëccëllætë piccolo quasi ovale e con un uovo solo, destinato ai maschietti;
u tòrtënë o turtanièllë è sempre u pëccëllætë, ma spesso identifica quello senza uova.

Vi lascio alla lettura...

G.D. Amendolara