La nostalgia.
La racconteremo in altri modi se il tempo avesse aiutato noi e il nostro paese a mantenere il tutto e a migliorarlo
È viva. Ne approfitto affinché possa servire per il futuro.
Ne racconto dei mesi estivi, scegliendo gli anni 80, gli ultimi luminosi del nostro paese, partendo da San Giovanni a giugno chiudendo il filone con il 30 agosto, quando ci trovavamo a vivere come se qualcuno avesse spento improvvisamente l’interruttore di una luce bellissima, trovandoci spediti in direzione di settembre, il più odiato da noi ragazzi.
Erano gli anni 80, qualcosa di veramente meraviglioso.
Nulla torna, ma tutto rinasce.
È ora… non si può più perdere tempo.
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e buona lettura!
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24 giugno, San Giovanni…
forse proprio perché non è mai stato come ad agosto che in me ha suscitato un affetto particolare, come quelle feste fatte in famiglia, semplici, tranquille ma sempre di gran valore e che attendevi come il gioco tanto atteso.
Erano gli anni 80, e anche 90.
Avevamo poco e niente. Si aspettava San Giovanni per tutto ciò che rappresentava per noi bambini e giovani dell’epoca. Non come agosto, non erano nemmeno gli anni che raccontiamo tra queste righe, ma ve lo assicuro, per niente un giorno qualunque…
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La scuola finita con tutti gli esami. Fatte anche le comunioni che le vacanze sarebbero cominciate per noi bambini e ragazzi.
Era passato anche San Giovanni ma non in piazza, dove gli ambulanti riempivano ogni angolo, da Nicola u Sënësærë al palazzo dei Cuccarese, Gësèppë u Sënësærë sottë a chiànghë d’Artùrë, u Tursëtænë, Gustìnë e Marìë, u pëscëvènnulë e anche Sciambiònë che d’estate allestiva la sua baracca fuori dal negozio.
(collegamento a Facebook)
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Per poter spiegare qualcosa un mito, sacro per una popolazione, bisogna attraversarne la storia, e capire nei dettagli cosa lo ha reso tale.
Qui, più che di popolazione parliamo di generazioni, che hanno fatto di un posto semplice il loro punto di riferimento, d’incontro, dove hanno depositato migliaia di ricordi che se potesse parlare staremmo lì per giorni e giorni ad ascoltarlo.
Non è un luogo qualunque.
È lo ZAMPILLO, un mito generazionale e simbolo del cambiamento di Chiaromonte nel secondo dopoguerra.
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ATTENZIONE!
STORIA PIENA ZEPPA DI NOSTALGIA.
Lo chiamavano “casa”, perché li passavano gran parte del loro tempo, e lo vivevano più delle quattro mura dove erano nati.
Erano i ragazzi, quelli nati tra gli anni 60 e 80 che in circa 20 anni hanno lasciato il proprio marchio lì, in un area di poche centinaia di metri che li ha visti crescere, innamorarsi, arrabbiarsi, giocare e anche impazzire nei momenti di gioia.
No!
Non è un posto qualunque lo zampillo.
Non è una fontana messa lì solo per abbellimento.
Quel pezzo di cemento è un raccoglitore di ricordi, migliaia, che se potesse parlare staremmo per settimane ad ascoltare e senza mai stancarci.
I luoghi magici esistono, e Chiaromonte ne è pieno e il tempo li ha resi mitologici. Lo zampillo è tra questi.
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Passætë u Sàndë fërnutë a festë
"...L’animo festoso dei ragazzi aveva culminato la sua carica.
Il giorno dopo San Giovanni ad agosto non poteva paragonarsi a quello di giugno, dove la scuola era terminata, mentre qui si intravedeva l’alone delle sue porte aperte".
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7 maggio 1988
Non un giorno qualsiasi, non un caso averlo scelto per il ritorno sul web.
La vita ha cercato di contrapporsi, ma le coincidenze no, hanno permesso che le date avessero avuto un collegamento, e si, perché all’indomani, proprio come oggi, trentacinque anni dopo, sarebbe stata la festa della mamma, e nonostante sia sabato, un giorno anomalo per le pubblicazioni, non riesco a descrivervi la felicità per la ripartenza di questo progetto con questa storia che vi avevo promesso e che pubblico per tutti Voi, per la nostra Storia…
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Le montagne, coperte dalle nuvole, raramente mostravano a pieno la neve che le copriva...
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