Maggio 2024, Chiaromonte e le sue Storie dedica il mese ai lavoratori Chiaromontesi

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Lo zampillo - parte 2

Dalla storia alla mitologia
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IL MURO DEI RICORDI
de
"LO ZAMPILLO"

(lascia un commento sotto e lo riportiamo qui, cosi che prima che la storia venga letta, possano capire cosa e quant'era lo zampillo per i giovani degli anni 80 e 90) 


“Ah! Se lo zampillo potesse parlare”
Igor M.
"per noi era casa"
Marilena S.
"quante partite a calcio"
Gianluigi P.
"... era un punto di passaggio e di ritrovo
per noi ragazzi degli anni 80"
Pino P.
"era il posto giusto per sbaciucchiarci"
Rosita C.
" mi ricordo che la sera alle nove ci vedevamo là.
Chi giocava a schiacciasette,
chi faceva una cosa e chi un altra.
Motorini, carrozzini, macchine
era il punto di ritrovo dei giovani"
Pietro P.
"ricordo le passeggiate nel corso
e per passare dovevamo spostare i rami dei pini,
mente tutto intorno era pieno di macchine e motorini
e soprattutto ragazzi"
Maria A.
"sono uno di quelli assidui.
Serate con la chitarra, partite a pallone, sbornie,
incontri... ehm... insomma,
veramente di tutto, non ultimo
innaffiaggio per conto del Comune
per mesi alla villetta che affaccia sullo zampillo.
Tanta nostalgia,
ma soprattutto tanta gioia"
Pino D.



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di G.D. Amendolara
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storia inserita in archivio> Chiaromonte
Tempo di lettura stimato: 6 min.

Leggi anche la parte 1 per conoscerne la storia.


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Lo zampillo tra la metà e la fine degli anni 80.
Foto di Pino Sassano



Triangolo, rotatoria,
zampillo.


Guai a toccare gli oleandri o le rose che stavano li per abbellire il posto.
Gësëppìnë a guàrdië sarebbe sbucata dal nulla e ti avrebbe richiamato con il suo “u vì, mo piglië a pëstòlë”, per poi tornare ad essere ciò che era, una donna buona amante del proprio paese e che dispensava buoni consigli, come se tutti fossero i propri figli.
Nonostante ciò, i suoi tentativi sarebbero presto svaniti, perché erano troppi, adolescenti, e seguirli era quasi impossibile. Erano pieni di vita, di gioia, e dello zampillo ne avevano fatto il loro punto di ritrovo.


“Dove ci incontriamo? Alle quattro e mezza allo zampillo”.


Foto di Sabrina Sergio
Motorini, moto, macchine, trerruote e anche biciclette, dalle bmx a quelle da corsa di decine e decine di ragazzi e ragazze che si radunavano in massa, e tutto parcheggiato ai bordi della strada, dal chiosco sino alla SIP, e anche oltre, anche davanti le panchine cosi da scatenare le reazioni di chi da lì transitava, che oltre a fare attenzione a non “grattare”, avrebbe dovuto avere altri due occhi per evitare di investire qualcuno.
Tutto d’un tratto da uno stereo portatile o da una macchina sarebbe partita la musica, rigorosamente a palla, e aveva cosi inizio il pomeriggio estivo Chiaromontese.
Tre panchine mai sane e che a fatica reggevano ognuna sei ragazzi, tre sulla seduta e tre sulla spalliera, con le doghe piene di scritte, proprio come lo era la scala che dallo zampillo porta alle scuole elementari, con gli scalini riempiti di versi di canzoni, dichiarazioni d’amore anonime o offese verso chi si odiava, scritte senza senso e le parolacce, tante.
Il muretto e la scalinata.
Foto Sabrina Sergio


Piena, sempre la scalinata, di ragazzi seduti che se cercavi un posto avresti potuto solamente o al mattino presto o a notte fonda quando tutti erano a letto. Eppure anche in mattinata qualcheduno era lì, uno o una di quelli che avevano perso il sonno o a letto non c’erano proprio andati.
Pieno il muretto dove si fumava qualche sigaretta di nascosto o a raccontarsela. Pieno il guard rail, la villa e le sedute di pietra lungo il corso che per trovare qualche posto bisognava chiedere un miracolo, e non sarebbe bastato salire e scendere per il corso decine di volte, perchè spesso finiva che arrivava l’ora del rientro e ti saresti seduto a casa, perché non avresti trovato posto nemmeno al monumento, dove parte della folta ciurma dello zampillo ripiegava.
Lo spiazzo sotto le scuole elementari
La musica che partiva dagli sterei pareva la sigla di entrata del pallone, spesso il classico Super Santos, e dieci, venti, anche di più, radunati tra lo zampillo e la SIP, cominciavano a lanciarselo in semplici passaggi o in vere e proprie partite di calcio o pallavolo che se volava giù nel dirupo chi aveva coraggio a riprenderla veniva acclamato come un vero e proprio eroe, seppur spesso risalivano come se avessero lottato contro chissà cosa a causa dei rovi. 
E chi non trovava spazio in strada occupava lo spiazzo delle scuole elementari dove una volta c’era una rete da pallavolo.

“Attièndë ca mo passënë o Carabbënièrë”

avvertiva Giuseppina, e semmai fossero passati davvero, come se niente fosse, ognuno al proprio posto come bravi ragazzi che al vedere sparire la camionetta o la Panda, riprendevano da dove avevano lasciato.
Alla sera poi sarebbe divenuto anche un posto pieno di nascondigli dove potersi appartare o per altro, mentre tutto il resto continuava ciò che aveva cominciato nel pomeriggio, fino a notte inoltrata.
E non importava se il tempo fosse stato bello, nuvoloso, brutto.
Nei mesi freddi sarebbe stato meno frequentato, perlopiù a causa della scuola, ma gli impavidi onnipresenti non avrebbero lasciato per nessuna ragione il loro luogo d’aggregazione, sempre seduti sulle panchine o sul muretto, rannicchiati dal freddo, mentre in entrambe le direzioni macchine parcheggiate piene di ragazzi e ragazze ad ascoltare la musica che i vetri appannati trattenevano e nascondevano le facce di chi stava dentro.
E se fosse piovuto? ci si riparava al muretto grazie agli alberi, o all’asilo nido o sotto gli archi, e chi non trovava spazio si rifugiava nel palazzo degli uffici o nell’atrio delle scuole elementari, in estate come in inverno, perché non vi era niente che li fermava a rimanere nel loro posto preferito, ne il giorno e ne la notte, ne il caldo e ne il freddo di quello pungente che decorava lo zampillo di cascate di ghiaccio, semmai l’acqua l’avessero tenuta aperta.

Foto di Vincenzo Sarubbi

Tutto ciò che dico non è inventato.
Chiaromonte negli anni 80 era cosi, cumuli di ragazzi e di giovani turisti in visita dalle famiglie che riempivano ogni spazio possibile, dallo zampillo al monumento, dal chiosco ai bar in piazza, da mattina a sera, e senza tregua.

Prima dell'ultimo restauro

Ad un tratto accadde qualcosa.
Tutto intorno cambiò.
La magia che lo caratterizzava parve in uno schiocco svanita.
Nessun ragazzo più seduto sulle panchine o sulle scale, nemmeno al guard rail o sul muretto, e il vuoto totale ai bordi della strada.
Anche lo zampillo rimase coinvolto nel periodo nero che ancora oggi colpisce i piccoli paesi, ma del tempo non ha paura, e nonostante tutto è ancora lì, anche abbellito, e mentre il silenzio ormai fa da padrone, se da lui ti rechi e chiudi gli occhi riuscirai a sentire ancora quelle urla di gioia, le acclamazioni verso chi raccoglieva il pallone nel fosso, e quella musica a palla uscire dagli sterei portatili e dalle macchine che rivedrai parcheggiate, cosi come potrai rivedere i motorini, le biciclette, i treruote in ogni dove, e le scale piene di ragazzi e ragazze, gli stessi che lì si radunavano al mattino per partire verso chissà quale luogo, e questo perché lo zampillo non è un posto qualunque, è il deposito di migliaia di ricordi che custodisce gelosamente, perché lo sa che la storia si ripete, che tutti quei giovani possono tornare a renderlo nuovamente vivo… e attende, proprio come una madre attende il ritorno dei propri figli.
Non è solo un pezzo di cemento.
È storia, la nostra. E che storia.




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Lo zampillo - parte 1

Storia di un simbolo generazionale
(e della trasformazione di Chiaromonte negli anni 60)

di G.D. Amendolara
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storia inserita in archivio> Chiaromonte
Tempo di lettura stimato: 2 min.



Cartolina di fine anni 50. Ed. Figundio
Da notare il primo cambiamento di Chiaromonte
con la realizzazione del Palazzo degli Uffici.
Tutto il resto era campagna.


Il secondo dopoguerra non si presentò per niente facile per Chiaromonte.
La ripartenza verso una nuova epoca trovò non poche difficoltà ad ingranare la marcia, tra povertà diffusa ed emigrazione di massa verso le grandi città del nord Italia.
Il meccanismo ebbe il primo cenno di sblocco a metà degli anni 50 con la realizzazione del Palazzo degli Uffici, dove vennero raggruppate tutte le sedi istituzionali presenti in paese e che, oltre ad essere la prima opera moderna realizzata nell’intera regione, diede finalmente inizio al miglioramento del paese.
La nuova zona in trasformazione.
Fine anni 60

Si proseguì con la realizzazione del plesso delle scuole elementari e dell’ospedale poi, opera che diede un nuovo volto ai confini di un centro storico all’epoca mal conservato e poco curato.
La vasta area (da Santa Lucia sino a sotto il Monumento ai Caduti) subì una trasformazione epocale.
Strade asfaltate e percorribili da qualsiasi mezzo a motore sostituirono quelle mulattiere, e di nuove ne vennero realizzate per facilitare il collegamento con i paesi limitrofi.
Dalla terra estratta per la costruzione del Palazzo degli Uffici e dall’adattamento della strada, il comune decise di realizzare un parco comunale “la villetta”, che col parco del Monumento divenne punto d’incontro e di gioco per bambini e ragazzi.
Nel giro di pochi anni quella zona (sino ad allora campagna) divenne parte integrata del paese con abitazioni (due Ina Casa) e persino le sedi di SIP e Enel.

Cartolina primi anni 60. Ed. Vozzi
Da notare sulla destra dove venne realizzato
il parco comunale, la villetta

L’alberatura della strada che dall’ospedale porta al centro storico, e in essa e nella villa l’installazione di panchine e di sedute di pietra e cemento, ne fece il nuovo passeggio dei chiaromontesi, i quali trovarono nel chiosco dell’ospedale e di un bar lungo la strada (entrambi sorti tra fine anni 70 e inizio anni 80) due nuovi punti di aggregazione diversi dai classici già presenti in paese.
A rendere ancora più grazioso il posto fu uno zampillo posizionato al centro dell’incrocio sotto la villetta, circondato da un piccolo giardinetto con piante e fiori cosi da fungere da rotatoria come intersezione tra Santa Lucia, la strada che continua verso il paese e l’altra che scende verso Santa Maria (Cimitero e ponte du Zëccawuìë),
Con la realizzazione delle case popolari in contrada San Pasquale¹, decine di famiglie ebbero gli appartamenti assegnati, e lo zampillo, sin dagli inizi degli anni 80, divenne punto d’incontro, e non solo, tra i ragazzi dei due centri abitati.

Lo zampillo

Gli anni passarono.
Aprirono e chiusero decine di attività nel corso, venne inaugurata anche la nuova sede dell’ufficio postale, e sorsero nuovi edifici, tra i quali il mercato coperto, cosi che la zona divenne a tutti gli effetti zona del paese e non più campagna.
Cambiarono tante cose, in meglio e in peggio.
Cambiò Chiaromonte, ma lo zampillo no, seppur abbellito, seppur attorno a lui tante cose modificate.
Lui è rimasto lì, fermo e immobile, cosi come lo sono i nostri ricordi e il nostro legame verso di esso, perché non è cosa qualunque, non solo un pezzo di pietra posto là in mezzo.
È storia, la nostra, di noi ragazzi nati tra gli anni 70 e gli anni 90. E che storia…

Continua...






Curiosità

Dove è posizionato lo zampillo, con tutta l’area della posta e dell’INA Casa (casa Cëccìllë u portalèttërë) un tempo era chiamata Arië dë Mënghìllë, uno dei punti dove si seminava il grano ai confini del centro abitato

Alla fine degli anni 80 venne inaugurata la nuova sede dell’ufficio postale

Alla fine degli anni 80 vennero ultimati i lavori di quello che sarebbe dovuto divenire l’asilo nido, ma fu sede della direzione didattica prima e del Corpo Forestale poi.

Nella nuova zona, quindi tra la villetta e l’ospedale, vennero aperte:

Tra il palazzo degli uffici e la villa due pizzerie (La Terrazza, che divenne a metà anni 90 un club e poi sede di un partito politico, e “La Villetta” di Luciano Sarubbi), un bar (degli amici, negli stessi locali de La Terrazza), negozi di abbigliamento e di informatica

Zona ospedale il chiosco (Snack Bar), un negozio di fiori (collegamento), il tabacchino, un armeria e un negozio di calzature (mercato coperto, che per anni fu sede della scuola infermieri e anche di uno studio oculistico)



Note

1 - San Pasquale era considerata contrada, cosi fino agli inizi degli anni 2000.