Maggio 2024, Chiaromonte e le sue Storie dedica il mese ai lavoratori Chiaromontesi

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O scaudatièllë


O scaudatièllë
Storia e ricetta


Di G.D. Amendolara
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Tipico della tradizione natalizia Chiaromontese, o scaudatièllë hanno origini antichissime.
Appartengono ad un antica tradizione del popolo greco che, come ben sappiamo, influenzò la storia del nostro territorio, ma che l’uso di questa tradizione sia riconducibile a quell’epoca non vi è certezza.
Un ipotesi plausibile invece è legata all’arrivo nel nostro paese di numerose famiglie di origine campana, soprattutto cilentane, terra dove la tradizione degli scaudatièllë è proprio riconducibile all’arrivo dei coloni greci.
Definiti “dolce dei poveri” per i pochi ingredienti che lo compongono, si presentano sotto forma di un fiocco che, seguendo sempre le sue antichissime origini, vuole rappresentare sia la lettera Alpha che la lettera Omega, la prima e l’ultima dell’alfabeto greco, legati alla tradizione del solstizio d’inverno, importante per quei popoli, che coincide con ciò che divenne il Natale, data tradizionale per i Cilentani che ne hanno fatto un prodotto tipico, mentre per Chiaromonte è l'otto di dicembre, giorno dell’Immacolata e anche du spërtusa vuttë.
La ricetta qui riportata è quella tradizionale, antica, ma in molti per renderli più gustosi aggiungono all’impasto le patate e anche un uovo e, oltre i classici zucchero e cannella, vengono decorati anche con zuccherini colorati.
Fatto sta che ricetta antica o con le patate, con o senza zuccherini, o scaudatièllë contro il tempo hanno mostrato la loro forza e, puntuali, l’otto dicembre son presenti sulle tavole dei Chiaromontesi, proprio come tradizione vuole.



RICETTA
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Nota: la ricetta che qui trovate è la versione tradizionale, quella antica Chiaromontese

Ingredienti
Farina, Acqua, Sale, Olio di oliva,
Zucchero a velo, Cannella



Utensili

Pentola, cucchiaio di legno, Spianatoia, Padella


Procedimento
 
Iniziare dosando la stessa parte di acqua e farina (esempio: due tazze di farina, due tazze di acqua).
Portare a bollore l’acqua, aggiungendo un pizzico di sale.
Setacciare la farina e a bollore raggiunto aggiungere man mano e mescolare con un cucchiaio di legno senza mai fermarsi, evitando che si attacchi o si formino grumi.
Continuare a girare fino a che la pasta non rimane più attaccata alle pareti della pentola. Aggiungere altra acqua solo se l’impasto risulta troppo sodo.
Ungere u šcanatùrë con olio di oliva e lavorare l’impasto caldo sinché non si raffredda e risulta liscio e morbido, senza aggiungere nulla, lasciandolo riposare una decina di minuti coperto con un pazzo.
Stendere la pasta a filoncino e dividerla in lunghi cilindretti, annodandoli formando una L.
Friggere in olio di semi.
Nel frattempo mescolare zucchero a velo e cannella.
Lasciar scolare l’olio e tuffare ancora nel miscuglio di zucchero e cannella.

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3 commenti:

  1. ☺️ di questa dotta esposizione e della costante salvaguardia che operi per la nostra storia e tradizioni. Agnesina Pozzi

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  2. Rimarrà per sempre il mio dolce preferito 😋😋

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