Maggio 2024, Chiaromonte e le sue Storie dedica il mese ai lavoratori Chiaromontesi

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Prièvëtë e prëssèpië


Di G.D. Amendolara
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Storia inserita in Archivio > Chiaromontesi raccontano




Don Franco Ferrara, a sinistra, e Don Lorenzo, a destra



Questa storia contiene termini dialettali


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Le aveva comprate a Napoli.
Ne era orgoglioso, e per questo del suo presepe Don Lorenzo ne parlava sempre con tutti.
Da quando assunse il ruolo di cappellano dell’Ospedale, curava nei minimi particolari quell’opera realizzata nell’atrio del vecchio plesso.
Dipendenti e Benedetta la centralinista davano il loro aiuto, ma mai quanto il suo braccio destro, Tonino Viola, che di presepi ne realizzava già nella sua casetta allu Purtièllë.
Per la Chiesa di San Giovanni le cose funzionavano diversamente, grazie alla folta schiera di fedeli.
Fino alla chiusura al culto della chiesa di San Tommaso, quindi fine anni 60, la realizzazione del presepe altro non era che l’apice della loro rivalità.
‘Ndramèndë chi prièvëtë marchëngëgnævënë a còmë u fǽ, i parrocchiani raccoglievano spòrtë di muschio, tavole, tavëllùnë, pietre, cemento, tegole, chiuòvë, stràzzë viècchië e quàndë chiù putiènë e servito alla realizzazione dell’opera.
‘Ngumëngiævënë a ‘ngiarmiǽ a fine novembre, e o vëdièsë che manghë i màstrë sòpë a nu candièrë, cu prèvëtë ca facìë da gëgòmëtrë e capë mastrë, e tuttë l’ætë a fǽ da manuvælë e dëscìbbuwë, in primis bambini e ragazzi, per far si che fosse pronto per il giorno prestabilito, di solito l’otto di dicembre o, al massimo, Santa Lucia.
Di questa rivalità ne sono testimone, in quanto mio padre appartenente a San Tommaso e mia madre a San Giovanni. È classico sentirli ogni anno ricordare l’uno all’altro “il mio è più bello”.

La chiusura della chiesa di San Tommaso diede fine alle rivalità.
Gli anni 80, e il concentramento dei fedeli in una sola Chiesa, non fecero venir meno ne impegno e ne passione.
Don Franco Ferrara prima e Don Vincenzo Lofrano a seguire arricchirono la festa con tanto di eventi in Chiesa, e di rappresentazioni della Natività che vedeva poi esposto il bambinello in piazza fino all’Epifania.


Il primo presepe realizzato
da Don Vincenzo Lofrano e i fedeli nel 1987


Venne anche il nuovo millennio, che dalla piazza portò via la realizzazione del presepe e l’esposizione del bambinello (da quando un “povero diavolo” decise di distruggerne una copia), e la natività rare volte è andata in scena, in Chiesa o tra le vie del centro storico, ma sempre con grande coinvolgimento dei fedeli.
Il presepe in chiesa, invece, del tempo non ha paura, ed è sempre li, ogni anno più bello, pronto a scaldare i cuori dei fedeli, e non solo.


Altare di San Giovanni addobbato per Natale.
1958

Tornando alla rivalità, tra le due chiese chi realizzava il presepe più bello?
Entrambe.
Non hanno mai sfigurato, nemmeno quando ne rimase una sola aperta al culto, con un solo presepe e un solo Parroco.
E non escludo Don Lorenzo, che con le sue meravigliose opere, oltre che un atto di devozione, regalava ai pazienti dell’ospedale quei momenti di spensieratezza e speranza dei quali avevano bisogno.


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