Ottobre 2024 mese dedicato a Zë Giuànnë “u ‘Mbrònë” Cuccarese

Cerca nel blog

Addò së tròvë à ‘Mèrëchë?


☙_______________❧


di: 
Giovanni D. Amendolara, 
Giovanni Monaco (Verona), 
Franco Amendolara (collocatore)

______________


  Com'erano brutti i tempi di una volta.
Lo erano talmente tanto che il termine “non avevano nemmeno gli occhi per piangere” pare essere il più adatto.
Si soffriva, tanto che la mortalità infantile era altissima, causata soprattutto dal mal nutrimento.
I periodi grigi, però, fortunatamente accendono nelle persone delle scintille di speranza e, in quegli anni, e parliamo fino agli anni 60 del secolo scorso, queste portavano un solo nome: America.


Un emigrato a New York.
Archivio Famiglia Amendolara

Ci si armava di coraggio, si preparava la propria valigia di cartone e si partiva, con la nostalgia che cresceva man mano che la nave si allontanava dal porto, cosi come la paura per non sapere cosa realmente li attendesse, e la speranza di avere una vita migliore.
In molti riuscirono a rimanere, sia negli Stati Uniti che in America Latina, ma altrettanti tornarono indietro, perché la vita laggiù non era facile come gli fecero credere quegli uomini che, nelle piazze dei paesi, tanto pubblicizzavano l’emigrazione.
Poi c’era chi al paese rimaneva, sia perché l’America non se la poteva permettere, e sia perché non lo voleva lasciare.
Pensate che in molti non sapevano nemmeno com'era fatta Fardella, o Francavilla, o anche le stesse frazioni del paese, e il bagno nel Sinni non l’avevano mai fatto.
Erano persone (e anche bambini) dedite al lavoro.
Molti di loro si svegliavano prima del canto del gallo.
Si spaccavano la schiena per poche lire, e rientravano a casa al calar del sole. Mangiavano un pasto caldo e, stanchi morti, si buttavano sul letto(se lo avevano), spesso con ancora addosso i panni da lavoro, per poter recuperare le forze cosi da poter affrontare un'altra dura giornata.
In cuor loro, pur restando al paese, avevano desiderio di cambiare la loro vita, fatta di stenti e sacrifici che a poco servivano.

il massiccio del Pollino

Chissà com'era l'America!
A chiederselo erano soprattutto i bambini, carichi della loro curiosità e del loro fantasticare.
Chissà come la immaginavano e cosa frullava nelle loro menti, spinte a viaggiare lontano da quella povertà e da quella fame che tanto li affliggeva.
Il bello delle domande dei bambini è che spesso aiutano anche i grandi a viaggiare, e molte volte a dire cose che nemmeno conoscono, pur di vederli felici.

Durante quei periodi che vi stiamo raccontando, in quei pochi momenti in cui un adulto riusciva a passare del tempo con un bambino, accadeva anche questo:

In dialetto:

N’attænë e u fìgljë, còmë pìcchë vòtë succëdìë, s’aviènë mìsë a guardà cittë cittë u panuràmë.
U Guàgnëgnièllë, 'nchëriusùtë, në àddummànnë:
“Uè Tætë, ma addò së tròvë à ‘Mèrëchë?”
Pëgliàtë alla šchërdùgnë, a’ttænë, còmë së u sapìë àll’avèramèndë, në rëspònnë:
“Iè assàjë allùndænë figlië mìë. Të n'eia ì pë chìllë vìë, èia passà Fardèllë e vaië ancòrë pë chìllë strædë affìnë a ‘nghianà addònnë ò mundàgnë. A vìdësë chèllë?” dëcìë 'ndramèndë ca cù ìdëtë facië sègnë vèrsë ì mundàgnë dë fròndë.
“ma quælë? Quèlla grànnë?” chiëdìë u criatùrë,'ndëcànnë a Caràmulë.
“Mènnònë! Mìchë chèllë” fæcë attǽnë.
“À vìdësë quèllë? Chèll’àddërètë, a chiù allùntænë?”, facènnë sègnë allu Pullìnë.
“Mò! À’Mèrëchë iè là addërètë”

Sapènnë ch’avijë dìttë na fëssarìë, o 'mbærëchë ca crëdìë ca ièrë veràmèndë accussì, lassǽvë ù guàgnëgnièllë allë pënsièrë sòië, pë fa chë alëmmìnë pë nu mumèndë s'avèrë scurdætë quìllë ca nòn u facìë stà buònë.


Traduzione:

Un padre e il proprio figlio, come poche volte accadeva, si fermarono ad osservare in silenzio il panorama.
Il piccolo, preso dalla curiosità, saltò su chiedendo:
"papà, ma dove si trova l'America?"
Preso alla sprovvista dalla domanda, il padre, come se ne fosse veramente a conoscenza, rispondeva:
"è assai lontana figlio mio. Te ne devi andare per quelle vie, devi passare Fardella e vai ancora per quelle strade finché non sali verso le montagne. La vedi quella?" diceva mentre indicava le montagne di fronte.
“Ma quale? Quella grande?” chiedeva il piccolo, indicando Caramola.
“No! Mica quella” rispondeva il padre.
“Vedi quella? Quella dietro, la più lontana”, indicando il Pollino.
“Ecco! L’America sta la dietro”.

Consapevole di aver detto una bugia, o forse credendo che fosse veramente cosi, lasciava il bimbo alla sua immaginazione, facendo si che per un momento solo potesse dimenticare ciò che tanto lo faceva soffrire.


Mio padre, parlando di questa storia, aggiunge:
Quando eravamo piccoli, tra gli anni 50 e 60, il nostro sogno era la California. 
Non sapendo dove fosse, chiedevamo ai più grandi che, puntualmente, ci rispondevano che si trovava dietro al Pollino, proprio come l’America.
E quando volevamo sapere dov'era Roma, ci rispondevano che si trovava dietro il Monte Alpi.

Agglutination Metal Festival

Il pubblico all'apertura della III^ edizione dell'Agglutination.
Foto Angela Finizio (web)



☙______________❧


Di G.D. Amendolara
con la collaborazione di Gerardo Cafaro

☙______________❧


"Ditemi quello che volete, ma ogni volta che mi sono espresso sull’Agglutination 
non sono mai riuscito a scindere l’edizione “del momento” dalla storia del festival in sé,
una kermesse talmente solida da aver stracciato tutti i record di longevità in ambito metal in Italia. 
Il tempo ha dunque dato ragione a Gerardo Cafaro e alla sua missione 
di esportare il concetto di open air metallico in Basilicata, 
una delle terre d’Italia che soffrono maggiormente la distanza dai centri nevralgici
e dagli snodi internazionali di questo genere,
sia a livello chilometrico che (soprattutto) logistico".

Francesco Faniello - Metal Hammer


"Abbarbicata su di un colle in piena Basilicata, 
da quasi dieci anni Chiaromonte vede materializzarsi entro i suoi confini 
il sogno di un ragazzo che ha fatto del metallo pesante la sua ragion d’essere 
e che risponde al nome di Gerardo Cafaro. 
Gerardo ha portato al suo paese d’origine nomi di tutto rispetto 
come Overkill, Destruction e molti altri altri, 
tutto per quei ragazzi che non hanno la possibilità 
di raggiungere i grossi festival del Nord Italia"

Luca Bernasconi - metallus.it (2003)

__________________


11 agosto 1997



A spezzare il silenzio prima del suono della sirena delle 08:00 ci pensarono i rombi delle prime moto radunatesi in piazza.
Di lì a poco ne sarebbero arrivate altre, decine di centauri che riempirono la piazza e parte del corso, per quello che sarebbe stato il MOTOM, il motoraduno organizzato da Agnesina Pozzi.
Tutti insieme sarebbero partiti in un tour nel cuore del parco nazionale del Pollino, per poi rientrare a Chiaromonte per essere partecipi all’evento che, inaspettatamente, sarebbe entrato nella storia del paese, e non solo.
Prima di continuare bisogna che faccia un piccolo passo indietro nel tempo.


Agosto 1995


Il calendario degli eventi del “E… state a Chiaromonte” era stato riempito.
Tra i tanti e anche soliti appuntamenti, al giorno 12 qualcosa di nuovo era stato organizzato.
Gerardo Cafaro, appassionato ed esperto dell' Heavy Metal, e del genere conduttore di programmi radiofonici nelle radio della zona, decise di fare il passo successivo, quello di far conoscere il metal oltre le mura di una radio, e fu così che nacque l'Agglutination Metal Festival.
Nella piazza di Chiaromonte gruppi emergenti avrebbero preceduto i veterani Marshall davanti ad un pubblico formato perlopiù da curiosi del paese e da pochi adepti.
Ciò non abbattè il morale di Gerardo che, anzi, ne fece motivo per continuare ed organizzare la seconda edizione, quella del 96, che vide presenti come headliner, in una piazza quasi colma di appassionati, gli storici White Skull, gruppo italiano conosciuto in tutto il mondo.
Archiviata anche la seconda edizione, si tirarono le somme, e i risultati furono più che positivi.
“Azzardare” sarebbe stata la parola chiave per il passo successivo.


AGGLUTINATION METAL FESTIVAL

3^ edizione
11 agosto 1997


Le moto avevano svuotato la piazza.
Presero il loro posto personaggi che non passarono inosservati.
Vestiti di nero, capelli lunghi, chi adornato da catene o pendagli con simboli esoterici, bracciali e collari borchiati e, i più estremi, con volto dipinto di bianco e nero che a qualcuno incusse timore.
Si apprestavano a far scorte negli alimentari per poi, tutti, porre la domanda: stiamo cercando il campo sportivo.
All’ora di pranzo l’area del campo era già invasa da auto e altri mezzi di trasporto.
Gli arrivati riempirono le gradinate mentre da molte auto, a volume a palla, ogni genere di metal creava atmosfera.
Per questa edizione la piazza non sarebbe bastata.
Dalle previsioni il pubblico sarebbe stato numeroso.
Gerardo lo aveva fatto, aveva azzardato, e per la terza edizione era riuscito ad invitare uno dei nomi più importanti dell’Heavy Metal, creatori del genere Thrash e che ad ogni loro evento attiravano migliaia di fans, un nome che da settimane era scritto sui manifesti che invadevano le mura dal paese sino a fuori regione: OVER KILL.

Il pubblico della terza edizione del festival

Alle 16.00 si aprì il cancello. Tutti liberi di entrare, senza nessun biglietto da pagare.
Rientrarono anche i centauri del MOTOM, e con loro arrivò un gruppo di bikers direttamente dal Piemonte, accorsi apposta per l’evento.
Ad aprire l’edizione furono i Funeral Fuck, gruppo formato da ragazzi del paese già facente parte dello staff.
I Lost Innocence all'Agglutination 1997.
Screenshot Youtube
A seguire altri nomi emergenti sino alle esibizioni dei più conosciuti Lost Innocence, White Skull e Megora.
Alla fine delle loro esibizioni il buio rese lunga l’attesa, spezzata da cori incitanti gli Over Kill che, sotto luci arancioni, cominciarono la loro performance.
Dopo ore sotto il sole e partecipe anche con gli altri gruppi, il pubblico parve aver acquisito una nuova carica, scatenandosi in un pogo generale che alzò un polverone che accompagnò l’intero spettacolo.
Vero: la piazza non sarebbe bastata per questa edizione, ma nessuno aveva previsto nulla del genere.
Si stimavano tra le 5.000 e le 7.000 presenze, anche se ad occhio parevano molte di più.
Quell’11 agosto del 1997 era ufficialmente decollata la bellissima storia dell’unico festival metal italiano ancora attivo: L’AGGLUTINATION METAL FESTIVAL

Poster IV edizione
Alimentari e bar quasi del tutto svuotati, le immagini di quella folta schiera di metallari scatenati ma educati e rispettosi, l’incredulità del paese intero per quello che era avvenuto la sera prima e dello stesso Gerardo per ciò che aveva creato.
Fu così che venne vissuto il giorno dopo e anche quelli a seguire.
Per quei tempi ove non vi erano concerti metal di rilievo al Sud, l'arrivo degli americani Overkill in Basilicata fu un evento storico dove nessuno volle mancare, avventurandosi a raggiungere Chiaromonte con ogni mezzo, persino coloro che con tre bus arrivarono da Policoro, e da questi vennero lasciati prima della fine del concerto per polemiche che a quei tempi colpivano il popolo metal, accusati di essere violenti e reietti della società, quando invece dimostrarono il contrario, tutti.
Gerardo in mezzo al pubblico
Quella terza edizione consacrò il festival tra i grandi del genere in Italia, un festival svolto in una piccola località di montagna che si affiancò a mostri sacri quali il Gods of Metal e il Monster of Rock che si svolgevano nel settentrione.
Gli Over Kill furono solo l’inizio di una lunga serie di grandi nomi presenti negli anni a seguire, tra i quali citiamo i Destruction (2002), i Gamma Ray (2007), i Therion (2016), i Dark Tranquillity (2008, 2012), i CannibalCorpse (2010) e molti altri ancora che ad oggi hanno reso il festival tra i più longevi d'Europa (secondo al Wacken Open Air nato nel 1990 e in un piccolo paese proprio come Chiaromonte), ma anche il solo ancora attivo dei grandi della nostra nazione, e per Chiaromonte questo è un orgoglio perché, nonostante negli anni le sedi dello svolgimento siano state anche Senise e Sant'Arcangelo, tra gli amanti del genere e non solo, se pronunci Chiaromonte ti diranno subito Agglutination, e viceversa.

Aggutination 2019

Per entrare nella storia basta un non nulla, ma ciò che Gerardo insieme alla sua ciurma mantiene vivo da quasi trent’anni è di misure mastodontiche, e riempire le righe del libro della nostra magnifica storia con quella dell'Agglutination più che un dovere è un piacere, enorme come il suo nome.


Agglutination su facebook qui


______________________