di G.D. Amendolara
☙____________❧
Storia inserita in archivio > Chiaromontesi raccontano
In memoria di Antonio Pozzi,
eroico carabiniere e Chiaromontese
barbaramente ucciso dai nazifascisti
“se non è oggi, sarà stasera, la gente nera, la gente nera.
Se non è oggi, sarà stasera, la gente nera l’edda sparì”
Canto dei ribelli Chiaromontesi
__________________
Questa che stai per leggere è un esclusiva di
Chiaromonte e le sue Storie
⭐
_________________
secondo ventennio del 900.
Con ancora gli occhi pieni di lacrime per quei quaranta nomi perduti nella Grande Guerra, a pochi mesi dalla sua fine, i Chiaromontesi affrontarono un nuovo e più cruento incubo: il fascismo.
L’opposizione non si fece attendere, nonostante le leggi in vigore che con la loro durezza ottennero silenzio e sottomissione.
A non rimanere inermi furono soprattutto i socialisti che, costretti alle dimissioni nel 1923 dopo 18 anni di amministrazione, si organizzarono come meglio poterono e, clandestinamente, diedero inizio ad un aspra lotta contro l’attività della “gente nera”.
A dare loro man forte gran parte della popolazione che ad ogni occasione possibile, con agguati e sotterfugi, ripagava il nemico con la stessa moneta.
Popolo storicamente pacifico, il Chiaromontese con l’avvento del fascismo diede grande dimostrazione di forza e coraggio e. a riguardo, voglio raccontarvi un episodio in particolare, realmente accaduto nel 1943.
I nomi dei tre piccoli ma grandi eroi sono Nicola Scalera (grattaciàrsë), Raffaele Amendolara¹ (da Mulënærë) e Luigi Cafaro (Cucchiarònë).
In quello stesso anno, con esattezza il 30 dicembre, a Forte Bravetta veniva fucilato, dopo severe torture, il nostro eroe Antonio Pozzi, carabiniere e partigiano² contro l’oppressione nazi-fascista.
Tra arruolamenti, vittime, arresti, deportazioni, restrizioni, obblighi, pestaggi e soprusi di vario genere, l’impatto della seconda guerra mondiale e del fascismo sul nostro paese causò disagi a dir poco insopportabili.
Se durante la Grande Guerra il nemico lo conobbero grazie alla corrispondenza, ora lo avevano in casa, in mezzo a loro, e lo sarebbe stato per un “ventennio”, il peggiore della nostra storia.
L’opposizione non si fece attendere, nonostante le leggi in vigore che con la loro durezza ottennero silenzio e sottomissione.
A non rimanere inermi furono soprattutto i socialisti che, costretti alle dimissioni nel 1923 dopo 18 anni di amministrazione, si organizzarono come meglio poterono e, clandestinamente, diedero inizio ad un aspra lotta contro l’attività della “gente nera”.
A dare loro man forte gran parte della popolazione che ad ogni occasione possibile, con agguati e sotterfugi, ripagava il nemico con la stessa moneta.
Popolo storicamente pacifico, il Chiaromontese con l’avvento del fascismo diede grande dimostrazione di forza e coraggio e. a riguardo, voglio raccontarvi un episodio in particolare, realmente accaduto nel 1943.
“Attraversando a gran velocità la strada 104, alcuni soldati tedeschi a bordo di una camionetta, in fuga dal bombardamento di Sapri, giunti a Santa Caterina si ritrovarono coinvolti in uno scenario imprevedibile.
Tre giovanissimi pastori, tre bambini, al pascolo col gregge nella zona, notato il polverone arrivare spedito in loro direzione, trasformato in coraggio la paura che li fece dapprima nascondere, attaccarono ferocemente il mezzo con una fitta sassaiola, mettendo in fuga i soldati verso chissà quale destino”.
Da sinistra: Nicola Scalera, Raffaele Amendolara, Luigi Cafaro |
In quello stesso anno, con esattezza il 30 dicembre, a Forte Bravetta veniva fucilato, dopo severe torture, il nostro eroe Antonio Pozzi, carabiniere e partigiano² contro l’oppressione nazi-fascista.
Antonio Pozzi |
Se durante la Grande Guerra il nemico lo conobbero grazie alla corrispondenza, ora lo avevano in casa, in mezzo a loro, e lo sarebbe stato per un “ventennio”, il peggiore della nostra storia.
Aprile, 1945.
Dal resto della nazione arrivarono notizie rincuoranti.
Partigiani, esercito e alleati attaccarono con bruta forza il nemico tedesco duro a cadere.
Una mattina calda di primavera, arrivò la tanto attesa notizia.
“ SIAMO LIBERI! È FINITA!”
Cosi, con un urlo di gioia, il capitano dei carabinieri avvisava che la guerra era finita.
La popolazione intera venne informata dal banditore Vincenzo Battista, e fu gioia per tutti, Chiaromontesi e anche carabinieri, che a caro prezzo pagarono la loro fedeltà verso il popolo. Carabinieri negli anni 30 davanti alla "vecchia caserma" |
Fu così che ebbe inizio una nuova epoca per il nostro paese, quella che gli donò finalmente la tanto meritata dignità.
I fascisti rimasti non ebbero vita facile. Più di qualcuno decise di andarsene altrove.
Chiaromonte era libera, e questa volta davvero ma, con gran stupore, come tutto il meridione, al referendum costituzionale del 2 giugno 1946 votò quasi all’unanimità per la monarchia.
Questa, però, è una altra storia che racconterò in un futuro non tanto lontano.
La storia che avete appena letto è stata ispirata dal bellissimo video testimonianza di Giuseppina "a guàrdië" e dalla testimonianza dei tre piccoli eroi raccontata da Tonino Scalera (figlio di Nicola).
Avrei voluto raccontare molto altro, ma per adesso credo possa bastare.
Vi ricordo che siamo qui per ricordare, per raccontare e mai dimenticare, soprattutto i sacrifici dei nostri avi, coloro che hanno permesso a noi di godere della libertà e del benessere dei nostri giorni.
Emanuele Giglio immortala la testimonianza di sua madre, Giuseppina De Noia,
sulla liberazione dal fascismo.
Se il video non dovesse riprodursi,
potete visionarlo cliccando qui,
ma solo se siete iscritti al gruppo.
Ringrazio di vero cuore Tonino Scalera, Lino Cafaro e Emanuele Giglio.
__________________
¹ è da ritenersi probabile fino a conferma definitiva
² venne qualificato nel 1946 come partigiano combattente del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri.
______________