Ottobre 2024 mese dedicato a Zë Giuànnë “u ‘Mbrònë” Cuccarese

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Storia Politica di Chiaromonte - parte prima

di G.D. Amendolara
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Storia inserita in archivio > Storia Politica

Questa che state per leggere, è un esclusiva di
Chiaromonte e le sue Storie




Chiaromonte, 1860



Chiaromonte, 1808.
Abbandonato ormai a se stesso, il paese pativa uno dei peggiori periodi della sua storia.
A caratterizzare ciò che rimaneva dell’antica e fiorente contea, degrado e povertà quasi assoluta.
Questo si ritrovò a fronteggiare Giambattista Virgallito, primo sindaco voluto dal nuovo sistema napoleonico che sostituì il “sistema feudale” con quello politico, e che diede alle famiglie illustri la possibilità di supportare a pieno l’attività amministrativa di Chiaromonte.
Nonostante le difficoltà riscontrate, Virgallito amministrò diverse volte, e da sindaco, a giovane età, si spense nel 1834.
Nel contempo si alternarono altri nomi legati alle famiglie Ricci, Grandinetti, Allegretti e Caprarulo, ma a contraddistinguersi tra tutte furono i Leo che, presenti in ogni istituzione, apportarono i primi cambiamenti significativi per il nostro paese e non solo, in quanto Eduardo e Francesco ricoprirono per molti anni anche la carica di consigliere provinciale.

I Leo che amministrarono Chiaromonte.
Da sinistra, Emmanuele (4), Francesco (2), Umberto (3).
Il primo eletto della famiglia fu Francesco Prospero
che ricoprì la carica una sola volta

La prima metà dell'800 e i primi anni della seconda metà si presentarono difficili da gestire.
Oltre le due disastrosi cause citate, rivoluzioni, ribellioni e brigantaggio diedero non poco filo da torcere agli amministratori e alle forze armate, senza dimenticare la grande ondata migratoria verso le Americhe.
Chiaromonte, però, dimostrò grande forza d’animo e spirito combattivo e, in un meridione sofferente, con grande sforzo mantenne la testa alta nonostante i tremendi colpi subiti dal tempo che pareva remargli continuamente contro.

Palazzo Guarino, casa Comunale sino
alla costruzione del Palazzo degli Uffici

Proprio la seconda metà del XIX secolo vide approdare in politica un altra grande famiglia: gli Spaltro.
Da sempre dalla parte del popolo e dei deboli, scesero in campo per dare apertamente il loro supporto alla comunità e, con l’elezione a Sindaco di Luigi, rivoluzionarono la politica Chiaromontese.
In lotta contro i Leo e i loro alleati, aderirono al Partito Socialista Italiano guidato da Umberto Allegretti che, dopo due sconfitte alle comunali, cedette il posto proprio ad uno Spaltro, Vincenzo, figlio di Luigi, che nel 1905, vinte le elezioni contro il sindaco uscente Grandinetti, diede inizio al nuovo secolo e alla prima epoca socialista di Chiaromonte.
Ingaggiarono sin da subito aspre battaglie contro le istituzioni, dalla Provincia al Regno d’Italia, che accrebbero in loro la fiducia della popolazione.
Enrico Breglia,
sindaco dal 1907 al 1923
Dal 1907 Spaltro cedette il testimone ad Enrico Breglia che amministrò fino al 1923 quando, costretto, rassegnò le dimissioni.
L’avvento del fascismo e l’inizio del ventennio causarono anche a Chiaromonte lo scioglimento dei partiti e la chiusura dei loro circoli.
Nonostante ciò, socialisti, liberali e popolari, seppur orfani di tanti loro uomini, continuarono in gran segreto a combattere la “gente nera” confluendo nel partito lucano d’azione, prima, e tra i partigiani poi.

La popolazione non accettò sin da subito il fascismo, tantomeno le sue leggi e i suoi adepti che, costretti dalle continue dimissioni dei podestà paesani, ricorsero a vari commissariamenti e anche alla scelta di nomi esterni.
Fascisti in Piazza Garibaldi

Il paese cadde in un periodo di stallo ma, con la fine della guerra, come se nulla fosse, si tornò alla normalità più veloce del previsto.
Francesco De Nigris venne proclamato primo sindaco del secondo dopoguerra grazie soprattutto alla sua lotta al fascismo, ma, pur essendo socialista, nulla poté contro una nuova forza politica che si rilevò più forte del previsto.
I Liberali guidati da Arturo Costanza raccolsero così tanti consensi che al referendum costituzionale del 2 giugno 1946 avvenne questo:

Referendum sulla riforma istituzionale dello Stato
02 giugno 1946

Elettori 2997
Votanti 2483

Schede valide 2244
Schede bianche 162
Schede non valide 239

Repubblica 425 voti
Monarchia 1819 voti



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La storia politica di Chiaromonte racconta anche di altri personaggi che, seppur senza mai ricoprire la carica di sindaco, ne hanno scritto importanti pagine.
Di seguito i nomi di alcuni di loro.

Domenico Grezzi
Deodato Leo
Eduardo Leo
Giuseppe Di Giura
Giosuè Di Giura
Domenico Di Giura
Carlo Vicario
Gioacchino Labollita
Attilio Spaltro



Continua...

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Storie correlate





Màstrë e putèghë. I falegnami di una Chiaromonte che non c’è più - seconda parte

Di Pinuccio Armenti
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Storia inserita in archivio > Chiaromontesi raccontano



nota: in questa storia non ho apportato alcuna correzione nelle parole in dialetto, e tantomeno nel modo di scrivere.
Pinuccio manca dal paese da sessant'anni, gli stessi in cui vive in Germania, e desidero che tutti voi siate testimoni del suo amore immutato verso il nostro paese, il più bello del mondo.


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leggi la prima parte

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A putëghèllë di Màstë Luìggë Mustàzzë,
l’ultima dei vecchi mastri falegnami Chiaromontesi

Il 1962 ad Ottobre partii per la Germania, quindi non ho potuto più da vicino seguire l'evoluzione dei falegnami a Chiaromonte.
Però quando venivo in ferie e giravo per le strade del paese notavo che c'erano stati dei cambiamenti. In meglio.
Adesso si sentiva il rumore stridente di una sega elettrica, il rumore ancora più forte di una pialla pure elettrica che in un batter d'occhio ti piallava le tavole nei millimetri che volevi e con tanta precisione. Però I MASTRI erano più pochi.
Mast Aleardo Murro era andato in pensione. Il figlio Arnaldo se ne andò in Piemonte, Asti, se non sbaglio. Anche il fratello Giovanni dopo un paio di anni se ne andò a Roma dove c'erano tutti i parenti di sua moglie.
Mast Antonio Manzuet, anche lui già molto anziano, chiuse bottega. Il figlio Emanuele vagabondava tra un bicchiere di vino ed un panino per il paese.
Mast Giovanni Pezzoll, pure lui chiuse i battenti e se ne andò con tutta la famiglia a Torino. Solo Armando dopo essere stato per un periodo a Roma se ne andò in Germania dove abita tutt'ora.
Mast Saverio u Francavillese si trasferì allu Calvario, ma io questo non lo so con precisione. Mi è stato detto.
Voi mi chiederete : E tutt chill discibuli ch'avien, che fine enne fatt?
Solo i fratelli Donadio, Nicola e Antonio impararono il mestiere e aprirono anche na buteg sott a ches di Gisuen u Carvuner. Io non lo so di preciso.
Per quelle poche settimane quando venivo in ferie non potevo sapere tutto.
Però mi ricordo che un anno, venuto al paese, li trovai come baristi nel Bar di Faluzz Donadio.
Lo avevano prelevato chiudendo la bottega da falegname, perché il nostro Faluzz se ne andò a Milano se non sbaglio.
Gli altri discibuli ?
Nessuno di loro finì di imparare il mestiere.
Alfredo Misciarul e Mincuccio Infantino se ne andarono a Torino, Umbert Mandillett a Bologna , Ndonio Ciancio mi sembra a Napoli, Peppino Lauria a Roma e Coco a Milano con la famiglia.
Mast Luigi Mustazz anche se avie fatt vicchiriel tirev ancora.
Quando venivo al paese passavo spesso a trovarlo, anche perché ci trovavo spesso anche mio zio Umberto.
Zi Umbert e zi Luigi andavano molto d'accordo, non solo perché avevano imparato il mestiere assieme. ma avevano una grande passione per la musica.
E u juorn ogni tanto quann non furgiaven vicine ad ancun mobile, pigliaven chitarra e mandulin e ti facien cert marzucchelle a chiumm a chiumm, ca tutti i christien ca passavn si fermaven a sent.
Poi negli anni 70 mio zio se ne andò in Australia e non am' vist chiu. 
I Mustàzzë.
In alto Màstë Luìggë, Antonio e Enzolino.
In basso Peppino, Franco e Luciano.

I figli di Mast Luigi, pure loro tutti sunatur di chitarra, uno migliore dell'altro, incominciarono a lasciare il papà per cercare altre vie. Antonio se ne andò in Inghilterra. Enzolino e Peppino fecero domanda da Guardia carceriere. Francuccio resto' a Chiaromonte, però se non sbaglio ebbe il posto da Collocatore e Luciano purtroppo ci lasciò troppo giovane.
Ormai erano passati parecchi anni.
Mast Luigi Mustazz continuava piano piano.
Dei figli era rimasto solo Francuccio, ma anche se lui aveva il posto da Collocatore, la sua passione per la falegnameria non l'ha mai persa e ha continuato anche dopo la morte del papà nel 1995, fino nel 2001.
Ma i falegnami ancora non avevano smesso di esistere.
Gli ultimi due discbuwi di Mast Luigi, avevano aperto anche loro bottega.
Chi erano? 
Beh, questi li ricorderete ancora tutti.
Mast Giuann Dottore e Francisc Pesce.
 
Mastë Frangìschë Pèscë

Francisc Pesce avie a buteg vicin a ches di Giovanni Giura, quill du municipio. Giuann Dottore sott a ches di Dolcetti.
Io mi ricordavo sott a ches dell'avvocato Leo, praticamente addove accuminc u Purtiell. Però mi hanno corretto e quindi va bene cosi. La ci stev Nicola Viviano, natu mastr ca puteghella suia.
Poi dopo parecchi anni passò al Calvario. ma io no lo ricordo perché ormai non abitavo più a Chiaromonte.
Mi e'stato riferito anche che, mentre Francisc Pesce era rimasto il falegname tradizionale cu a chian, e u chianuozzw, Mast Giuann Dottore i mobili, le cucine e le casse da morto li ordinava dai mobilifici, e poi li vendeva alla gente, che anche loro, erano diventati più moderne e tanti avevano costruito case nuove.
Mastë Giuànnë Dëttòrë

Con tutta questa evoluzione la gente voleva mobili diversi da quelle solite cristalliere che ormai erano passate di moda.
Nelle case adesso c'erano sale da pranzo, non si mangiava più in cucina, salotti, camere da letto, quindi ci volevano dei mobili adeguati. Cucine di Abete, mobili per salotti in rovere, camere da letto in acero e cosi via dicendo.
Ormai c'erano dei cataloghi dove potevi scegliere quel che volevi. I mobili che ordinavi ti venivano montati da operai del mobilificio. Quindi per i falegnami il lavoro diventò sempre di meno.
Giosuè Pesce,
figlio di Francesco
uno degli ultimi
falegnami Chiaromontesi
Non so per quanto tempo hanno tirato avanti mast Giuann Dottore e Mast Francisc Pasce, però so da fonte sicura che Mast Francisc aveva due figli e pure loro hanno imparato il mestiere da falegname. Oggi ho saputo che il figlio più grande, Giosuè', ci ha lasciati da 3 o 4 anni, mentre il figlio Giovanni, anche se abita a Fardella, però è sempre a Chiaromonte, fa il falegname, ma solo per hobby.
Non so se tene a butega ad anguna bann. Ma quist forse u sapit meglio di me.

Giovanni Pesce,
figlio di Francesco
che porta ancora avanti
l'arte della
falegnameria 
Per chiudere voglio dirvi una cosa che forse pochi sanno.
In Germania anche io ho lavorato per 25 anni in una falegnameria. Prima a preparare il legno o il panforte, segandolo a misura. Poi ad imbellettare, non so se si dice cosi in Italiano, il panforte, e poi per 20 anni ho spruzzato i mobili, con colore o lacca.
Praticamente io li facevo belli.
Un lavoro, anche se un po’ sporco, nel senso che inghiottivo tanto colore, però mi piaceva tanto perché era molto creativo.
Quindi, da barbiere sono diventato mezzo falegname anche io.
Quando hai una famiglia da mantenere si impara a far tutto.
Vi saluto cordialmente e vi do appuntamento al prossimo mestiere scomparso dal nostro paese. Scusatemi qualche errore. Io non sono un maestro.




C'erano una volta o putëghèllë
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Di Franco Amendolara

Fratelli Donadio


Saverio u Frangavëllèsë



Luìggë Mustàzzë


Frangischë Pèscë


‘Ndònië Manzuètë


Giuànnë Pëzzòllë


Vincenzo Dursi


Aleardo Murro


Nicola Viviano


Nicola e Luigi Viulìnë


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Si ringraziano di cuore per la collaborazione Giovanni Pesce, Franco Amendolara, Armando Sergio, Giovanni Monaco

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Màstrë e putèghë. I falegnami di una Chiaromonte che non c’è più – prima parte

Di Pinuccio Armenti
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Storia inserita in archivio > Chiaromontesi raccontano


nota: in questa storia non ho apportato alcuna correzione nelle parole in dialetto, e tantomeno nel modo di scrivere.
Pinuccio manca dal paese da sessant'anni, gli stessi in cui vive in Germania, e desidero che tutti voi siate testimoni del suo amore immutato verso il nostro paese, il più bello del mondo.



Màstë Luìggë Mustàzzë
e suo figlio Peppino


Cari Amici e Compaesani.
Oggi vi parlo di un altro mestiere che a Chiaromonte non si usa più: il falegname.
Negli anni 50 e nei principi degli anni 60,finché sono stato a Chiaromonte, erano tanti i falegnami, e tanti che lo volevano diventare.
Ma andiamo con ordine.
Giuseppe Breglia, “màstë Pèppë”,
mastro di tutti i falegnami Chiaromontesi del 900,
nonché autore di alcune opere lignee presenti
nelle due Chiese nel paese

I primi che mi vengono in mente nei miei ricordi sono Mast Peppe Breglia, papà di Mincuccio Breglia che fu il mio maestro di scuola. Quando avevo 6 o 7 anni me lo ricordo appena. Lui ormai aveva lasciato perché era già anziano. Aveva avuto tanti discibuli tra i quali Mast Luigi Mustazz e mio zio Umberto Armenti, di sopranome Mazzocculo, solo che mio zio non lo fece tanto il falegname perché si sposò e se ne andò ad Alessandria a fare il bidello nelle scuole medie.
Mast Luigi Mustazz, che io chiamavo zi Luigi, uno perchéera nu christienchiugrann, e poi perchéera grande amico di mio zio.
Lui aprì bottega e fece sempre il falegname. Io ricordo ca a butega è stet semb sott a ches di donna Filomena De Nigris, nu picche chiu adaut du Muro da Porta.
Non ricordo il nome della via, però u vero Chiaramondese u sepe dove è.

A putèghë dë Màstë Luìggë Mustàzzë
in via Francesco Leo

Màstë Giuànnë Pëzzòllë 
Nella via più sopra, se non sbaglio via Giuseppe di Giura, c'erano altri due falegnami, quasi porta a porta senza paura di concorrenza.
Mast Antonio Manzuet, anche lui già di una certa età, e quasialla porta accanto c'era Mast Giuann Pezzolla,che era il papà di Armando Sergio.
Un pò fuori mano, sotto a Chiazzoll, c'era un altra bottega. Li aveva la falegnameria Aleardo Murro.
Io ricordo bene Aleardo Murro ed i suoi figli Giovanni ed Arnaldo, però non ricordavo dove era a buteg. Mi è stato riferito.
Allora lavoravano tutti e potevano mantenere le loro famiglie.
Poi nella via dove abitava il dottore don Arnaldo Spaltro, sotto il palazzo delle signorine Leo, di fronte alla casa di Attilio Murro c'era ancora un altro falegname,Mast Saverio u Francavillese che aveva sposato un signora di Chiaromonte,una certa Carolina Grandinetti figlia di zi Giuann. Non chiedetemi chi èperché non lo so. A me è stato riferito.
Per un paesino come il nostro era tanta roba.
Questi erano i Mastri che avevano na butega.
Cosa costruivano? Mobili di quei tempi. Cristalliere, comò, comodini ,armadi, tavoli, tondini, sgabelli, letti, finestre, porte, bagugli, casse per metterci il grano, tiretti, cassetti e tante altre cose che servivano in casa .
A quei tempi non c'erano tanti macchinari o meglio, c'erano ma costavano un sacco di soldi e quindi si faceva quasi tutto a mano.
I fierri (gli arnesi) che usavano erano tanti.
Incominciando da diverse tipi di seghe con nomi specifici che io non conosco, poi si passava alla chian (la pialla), u chianuozzuwi (il pialletto), a spinarola (spunteruola ).
Poi si usavano i scarpiell (scalpelli) in diverse grandezze; da 3 mm fino a 42 mm per fare incastri.
Poi c'erano i sgurbii (gli sgorbi) in diverse forme, tonde, mezze tonde, a mezza luna, a forma di U e V.
Senza parlare di raspe, lime e tanti altri utensili.
Poi ci serviva la colla, ma era una colla speciale. Si chiamava la Colla pesce. Erano delle lastre uguale al vetro di colore giallo scuro quasi marrone. Si rompeva a pezzettini piccolissimi e si mettevano in un secchiello. Poi c'era un secchiello più grande pieno di acqua e li si metteva quello più piccolo con la colla.
Quando l'acqua bolliva la colla diventava liquida e così si poteva usare. Pero' induriva subito e bisognava sempre ribollirla.
Allora i mobili erano tutti di legno, e non di panforte. Qualcosa si faceva anche in compensato.
I legni duri come faggio, acero, quercia o rovere, erano per mobili che venivano più strapazzati come tavoli, letti, mentre l'abete si usava più per armadi, finestre e forse anche porte.
La cosa bella era che quasi tutti i figli di Mast hanno imparato il mestiere dei padri.
Solo i figli Mast Peppe Breglia sono diventati Maestri di Scuola.
Cosi incominciamo a parlare di discibuli.
Giovanni ed Arnaldo Murro hanno seguito le orme del papà Aleardo.
Anche un figlio di Mast Antonio Mansuet, Emanuele, ha incominciato dal papà. Però mi ricordo che poi non ha finito di imparare.
Anche un figlio di Mast Giovanni Pezzoll, Mario, diventò falegname.
I figli di Mast Luigi Mustazz erano tanti e tutti falegnami. Non so se Luciano, che volò in cielo troppo presto, anche lui aveva incominciato. Io l'ho conosciuto poco perché ero già in Germania.
Però Antonio, Enzolino, Peppino e Francuccio hanno imparato il mestiere del papà.
Non so se Mast Saverio u Francavillese avesse dei figli, però mi ricordo bene che aveva una squadra di discibuli. I fratelli Nicola e Antonio Donadio, Alfredo Battista, Umberto Mandillett, Antonio Ciancio, Mincuccio Infantino cugino del barbiere e Cocò u figlio di Faluzz u Barrist, dimenticavo, Peppino Lauria.

Continua...


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