Santino degli anni 40. Proprietà famiglia Amendolara Luigi |
di G.D. Amendolara
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Storia inserita in Archivio > Patroni, Santi e Religione
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Nota: La storia della Madonna della Pace è un esclusiva di Chiaromonte e le sue Storie che ne ha ricostruito i momenti riunendo le poche testimonianze ancora vive in paese.A màstë Iënnærë da Zòppë
un buon amico di famiglia,
un grande Chiaromontese
Di quelle religiose o legate ad esse Chiaromonte ne possiede in abbondanza, ma molte di esse risultano essere solamente delle leggende.
Questa è una storia vera, e di grande importanza.
Processione inizi anni 50 |
La povertà, la fame e la guerra erano qualcosa di spaventoso a quei tempi.
L’unico spiraglio di luce lo si trovava nella preghiera, affinché la guerra finisse così da poter vedere i propri cari rincasare sani e salvi.
I santi venerati a Chiaromonte sono molti, basti contare le varie cappelle presenti nel territorio, e ricordare quelle che non ci sono più.
Ognuna di queste venerazioni ha la sua storia, di cui alcune molto antiche, ma quella che vi racconto con queste righe è unica nel suo genere, e la racconto proprio perché non vada persa.
A quei tempi, Taranto era la più grande fabbrica di navi da guerra della nazione, e anche roccaforte dei territori che la circondavano, tra cui i nostri paesi e parte della nostra Regione.
La guerra però non risparmiò la bellissima città pugliese, che cominciò a subire i primi attacchi, tanto che, essendo visibile dal nostro paese, ciò che accadeva veniva avvertito pesantemente dai nostri paesani.
La statua conservata negli anni 30 |
Era la terza domenica di settembre del 1918.
La statua che fu portata in processione, secondo l’uso consueto di quegli anni, fu molto probabilmente quella dell’Addolorata (una delle più antiche della chiesa) lungo “u mùrë da còstë”(corso Garibaldi) fin dove oggi sorge il Palazzo degli Uffici.
La sistemarono in direzione di quell’orizzonte aldilà dei monti, verso quei fumi, rimando immediato alla tragedia immane della guerra e del loro turbamento. Ebbero cosi inizio le preghiere e le suppliche, così da riporre fiducia e speranza nelle mani della Santissima Madre.
Non passarono neanche due mesi che ciò che tanto desideravano finalmente avvenne: Il “miracolo” della pace.
La Santissima Madre aveva ascoltato i loro appelli. L’agognata fine della guerra arrivò.
Adesso la Vergine meritava la sua festa, in ricordo di quel giorno, di quella pace tanto attesa e desiderata, di chi quella guerra la combatté con coraggio e di chi cadde vittima di essa.
Onde aiutare la popolazione nell’elaborazione del lutto, si ritenne utile non portare più in processione, la terza domenica di settembre, la Madonna Addolorata, vestita di nero e piangente, avrebbe dato un’immagine di ulteriore tristezza …, quindi venne così commissionata la statua dell’Immacolata Concezione ad uno dei più grandi maestri cartapestai leccesi, Salvatore Sacquegna, che creò una delle più belle opere presenti nelle Chiese di Chiaromonte.
Essa raffigura Maria nella più assoluta purezza verginale, sorretta da angeli svolazzanti, in difesa del mondo, mentre con il piede sinistro calpesta il male rappresentato dal serpente, e con il destro la falce di luna. Le circonda il capo una corona di dodici stelle, così come descritto nell’Apocalisse di San Giovanni (Ap 12,1).
Fu così che dal 1920, grazie all’Arciprete don Raffaele Pozzi e a Giuseppe Vozzi, storico procuratore della festa nonchè finanziatore della statua, Chiaromonte ebbe ufficialmente la sua Madonna della Pace.
La venerazione appartiene alla Parrocchia di San Giovanni Battista, e viene venerata solennemente ogni anno la terza domenica di settembre.
Da allora, a Chiaromonte come in altri paesi, sovente la statua viene portata in processione dalle donne, abitudine, divenuta poi tradizione, iniziata nei periodi in cui gli uomini erano in guerra.
Tempo fa, oltre a percorrere le vie del paese, prima di ritornare in chiesa, partiva una fiaccolata con a capo la statua che sostava sul al posto simbolo del “miracolo”.
Il paese veniva illuminato a festa grazie ai soldi che inviavano gli emigrati dall’America, e dopo un concerto bandistico, partivano i “colpi scuri” che chiudevano la serata.
Fino agli anni 90 la statua veniva provvista di una larga cintura dove i fedeli potevano appendere soldi od oggetti di valore dati in pegno per una richiesta di grazia. Fu poi tolta poiché il suo peso provocava il logorio dell’opera d’arte.
Alla morte di Giuseppe Vozzi, il procuratore divenne Vincenzo Arbia, suo genero, che già dagli Stati Uniti organizzava la colletta per la buona riuscita della festa, e che, rientrato in paese, prese quell’incarico.
Ad essa è collegata la storica Fiera del Catarozzolo, che si svolge ai piedi del paese il terzo sabato di settembre e che anni fa era una delle più grandi e accorsate della zona.
Il 28 agosto 2020, a cento anni dall’istituzione del culto della Madonna della pace, grazie ad un’iniziativa del parroco don Antonio Caputo, è avvenuta, per mano del Vescovo mons. Vincenzo Orofino, e alla presenza di centinaia di fedeli, l’incoronazione della venerata statua.
Con gli anni la giornata della Madonna della Pace ha subito anch’essa dei cambiamenti.
E’ rimasta intatta solo la processione. La serata musicale poche volte, da trent’anni ad oggi, ha avuto luogo.
Oggi non si sente più la necessità di pregare perché il proprio figlio o marito torni dalla guerra, o per chiedere la grazia di ricevere un pezzo di pane per sfamare i propri figli. Ma un dovere bisogna farlo, ed è quello di pregare affinché la pace continui ad esserci nel mondo. Lo dobbiamo verso i nostri avi che patirono in quei tempi di miseria e di fame, e che alla Madonna si affidarono, ma, soprattutto lo dobbiamo verso tutti quelli che morirono per difendere la nostra patria, e per assicurare ai propri figli o e ai propri nipoti un futuro migliore.
Ci tengo a precisare che questa storia era ormai perduta.
Un grande devoto, e anch’egli procuratore della festa, Gennaro Cuccarese, meglio noto come màstë Iënnǽrë da Zòppë, raccontava questa storia a mio padre, Franco Amendolara.
E’ un’esclusiva che ho voluto condividere con tutti voi, affinché né questa, né altre storie vadano perdute, e che non si perda mai la memoria di ciò che è stato, perché ciò che siamo è solo grazie ad essa.
Ringrazio di cuore mio padre, Franco Amendolara (il collocatore) per avermi trasmesso questa meravigliosa storia, il maestro Giovanni Percoco per le informazioni storiche e Don Antonio Caputo per la sua collaborazione.
Processione in Piazza. Anni 50 |
La venerazione appartiene alla Parrocchia di San Giovanni Battista, e viene venerata solennemente ogni anno la terza domenica di settembre.
Da allora, a Chiaromonte come in altri paesi, sovente la statua viene portata in processione dalle donne, abitudine, divenuta poi tradizione, iniziata nei periodi in cui gli uomini erano in guerra.
La Piazza addobbata a festa. Foto E. C. Banfield© |
Tempo fa, oltre a percorrere le vie del paese, prima di ritornare in chiesa, partiva una fiaccolata con a capo la statua che sostava sul al posto simbolo del “miracolo”.
Il paese veniva illuminato a festa grazie ai soldi che inviavano gli emigrati dall’America, e dopo un concerto bandistico, partivano i “colpi scuri” che chiudevano la serata.
Fino agli anni 90 la statua veniva provvista di una larga cintura dove i fedeli potevano appendere soldi od oggetti di valore dati in pegno per una richiesta di grazia. Fu poi tolta poiché il suo peso provocava il logorio dell’opera d’arte.
Alla morte di Giuseppe Vozzi, il procuratore divenne Vincenzo Arbia, suo genero, che già dagli Stati Uniti organizzava la colletta per la buona riuscita della festa, e che, rientrato in paese, prese quell’incarico.
20 settembre 1987 |
Il 28 agosto 2020, a cento anni dall’istituzione del culto della Madonna della pace, grazie ad un’iniziativa del parroco don Antonio Caputo, è avvenuta, per mano del Vescovo mons. Vincenzo Orofino, e alla presenza di centinaia di fedeli, l’incoronazione della venerata statua.
Con gli anni la giornata della Madonna della Pace ha subito anch’essa dei cambiamenti.
E’ rimasta intatta solo la processione. La serata musicale poche volte, da trent’anni ad oggi, ha avuto luogo.
Oggi non si sente più la necessità di pregare perché il proprio figlio o marito torni dalla guerra, o per chiedere la grazia di ricevere un pezzo di pane per sfamare i propri figli. Ma un dovere bisogna farlo, ed è quello di pregare affinché la pace continui ad esserci nel mondo. Lo dobbiamo verso i nostri avi che patirono in quei tempi di miseria e di fame, e che alla Madonna si affidarono, ma, soprattutto lo dobbiamo verso tutti quelli che morirono per difendere la nostra patria, e per assicurare ai propri figli o e ai propri nipoti un futuro migliore.
Gennaro Cuccarese davanti la statua della Madonna |
Un grande devoto, e anch’egli procuratore della festa, Gennaro Cuccarese, meglio noto come màstë Iënnǽrë da Zòppë, raccontava questa storia a mio padre, Franco Amendolara.
E’ un’esclusiva che ho voluto condividere con tutti voi, affinché né questa, né altre storie vadano perdute, e che non si perda mai la memoria di ciò che è stato, perché ciò che siamo è solo grazie ad essa.
Ringrazio di cuore mio padre, Franco Amendolara (il collocatore) per avermi trasmesso questa meravigliosa storia, il maestro Giovanni Percoco per le informazioni storiche e Don Antonio Caputo per la sua collaborazione.
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L'incoronazione della Madonna - 28 agosto 2020
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Prima pubblicazione: 16 settembre 2011
Ultimo aggiornamento: 16 settembre 2020
Storie collegate: Alla fèrë du Càtaruòzzuwë
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