di G.D. Amendolara
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Storia inserita in archivio > Patroni, Santi e religione
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Questa che state per leggere, è un esclusiva di
Chiaromonte e le sue Storie
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Al maestro Giovanni Percoco,
ai portatori del Santo di ieri, di oggi e di domani
Mirabil Santo
di Chiaromonte tutela e vanto,
ascolta il cantico che innalzo a Te,
o San Giovanni, prega per me!
Fonte di grazia tua man disserra
pien di miracoli è nostra terra.
Un fedel popolo ricorrea Te,
o San Giovanni, prega per me!
Rendi Tu buono questo mio cuore,
forte e ripieno di grande amore.
Tu custodiscilo: l'affido a Te,
o San Giovanni, prega per me!
Arrivavano persino da paesi limitrofi e lontani per avere l’onore di portare in processione la statua di San Giovanni Battista.
Sapevano cosa li attendeva, ma per nessuna ragione al mondo rinunciavano a raggiungere il paese il 24 giugno.
Bramosi, decine di uomini Chiaromontesi al suono della chiamata si spintonavano dinanzi al portone della Chiesa Madre, desiderosi anch’essi di portare in processione la statua del loro Santo Patrono, evitando con maniere forti la partecipazione dei forestieri.
Nessuna mania di protagonismo o atto di prova di forza.
Seppur eroi agli occhi dei fedeli, erano solamente uomini sofferenti, dediti al sacrificio giornaliero, che con quel piccolo ma grande gesto cercavano il perdono, chiedevano una grazia o ringraziavano per averne ricevute, anche a costo di rimetterci una costola.
Conoscevano il prezzo da pagare con il percorso insidioso, dalle strade ripide, scomode, a tratti scivolose e disfatte, e la statua appesantita con della sabbia dentro la base, e quella cintola piena d’oro e soldi che li avrebbe fatti fermare ogni istante per permettere ai fedeli di aggiungerne altri e altri ancora.
Erano i tempi della processione che usciva al mattino, e delle grandi fiere che partivano dal Catarozzolo e continuavano fino al Palazzo Di Giura da una parte e alla grotta dell’acqua dall’altra, con alcune bancarelle sparse tra la piazza e la chiesa.
di Chiaromonte tutela e vanto,
ascolta il cantico che innalzo a Te,
o San Giovanni, prega per me!
Fonte di grazia tua man disserra
pien di miracoli è nostra terra.
Un fedel popolo ricorrea Te,
o San Giovanni, prega per me!
Rendi Tu buono questo mio cuore,
forte e ripieno di grande amore.
Tu custodiscilo: l'affido a Te,
o San Giovanni, prega per me!
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Processione inizi anni 50 |
Arrivavano persino da paesi limitrofi e lontani per avere l’onore di portare in processione la statua di San Giovanni Battista.
Sapevano cosa li attendeva, ma per nessuna ragione al mondo rinunciavano a raggiungere il paese il 24 giugno.
Bramosi, decine di uomini Chiaromontesi al suono della chiamata si spintonavano dinanzi al portone della Chiesa Madre, desiderosi anch’essi di portare in processione la statua del loro Santo Patrono, evitando con maniere forti la partecipazione dei forestieri.
Nessuna mania di protagonismo o atto di prova di forza.
Seppur eroi agli occhi dei fedeli, erano solamente uomini sofferenti, dediti al sacrificio giornaliero, che con quel piccolo ma grande gesto cercavano il perdono, chiedevano una grazia o ringraziavano per averne ricevute, anche a costo di rimetterci una costola.
Conoscevano il prezzo da pagare con il percorso insidioso, dalle strade ripide, scomode, a tratti scivolose e disfatte, e la statua appesantita con della sabbia dentro la base, e quella cintola piena d’oro e soldi che li avrebbe fatti fermare ogni istante per permettere ai fedeli di aggiungerne altri e altri ancora.
Erano i tempi della processione che usciva al mattino, e delle grandi fiere che partivano dal Catarozzolo e continuavano fino al Palazzo Di Giura da una parte e alla grotta dell’acqua dall’altra, con alcune bancarelle sparse tra la piazza e la chiesa.
Allo scoccare delle undici decine di ragazzi saliti sul campanile suonavano le campane a festa.
Partivano i colpi scuri, si spalancava il portone e usciva la processione.
Attraversava i rioni uno ad uno, strada per strada, a quei tempi tutte abitate, dalla Croce a San Tommaso, dalla Tempa al Calvario scendendo fontana dei Guerra, uno dei tratti più difficili del percorso, rientrando in chiesa attraverso la Grancia e dal Purtiello, salendo dalla ripida e stretta scalinata del palazzo Cuccarese.
Fermatevi ad immaginare…
Tendoni di baraccai, venditori di animali e gente sparsi ovunque, sino al Catarozzolo, che col passare della processione calavano in un silenzio di pace, spezzato solo dalle preghiere di centinaia e centinaia di donne col capo coperto, seguite da altrettanti uomini senza coppola, tolta per rispetto, scontrosi col mondo della chiesa ma al Santo e a Dio tanto devoti.
Immaginate quei ragazzi, perlopiù chierichetti, suonare a festa le campane, saltando spaventati al forte suono dei colpi scuri. Erano di entrambe le chiese che nei giorni dei Santi Patroni posavano l’ascia di guerra che le divideva da centenni.
E immaginate i portatori, la loro foga, il loro sacrificio e lo sforzo in quelle strade così insidiose, e gli occhi dei fedeli, attenti, speranzosi ma pieni di ansia per quella statua che spesso rientrava in chiesa per puro miracolo.
Passarono gli anni.
Arrivò la banda musicale ad accompagnare la processione e ad allietare la serata nella cassa armonica realizzata appositamente dalle mani dei mastri del paese, spostarono il tragitto della fiera e la festa si arricchì con tante bancarelle, attrazioni e, qualche volta, anche i fuochi d’artificio.
Ad un tratto le attenzioni ricaddero tutte sulla festa di agosto, e dalla fiera alla festa tante cose cambiarono, ma non la processione, che del tempo non ha paura e richiama a se ancora tanti fedeli pronti a seguire i portatori che, seppur non lottano più tra loro, orgogliosi e devoti portano in spalla la statua di San Giovanni Battista, di Chiaromonte tutela e vanto.
Partivano i colpi scuri, si spalancava il portone e usciva la processione.
Attraversava i rioni uno ad uno, strada per strada, a quei tempi tutte abitate, dalla Croce a San Tommaso, dalla Tempa al Calvario scendendo fontana dei Guerra, uno dei tratti più difficili del percorso, rientrando in chiesa attraverso la Grancia e dal Purtiello, salendo dalla ripida e stretta scalinata del palazzo Cuccarese.
Fermatevi ad immaginare…
Tendoni di baraccai, venditori di animali e gente sparsi ovunque, sino al Catarozzolo, che col passare della processione calavano in un silenzio di pace, spezzato solo dalle preghiere di centinaia e centinaia di donne col capo coperto, seguite da altrettanti uomini senza coppola, tolta per rispetto, scontrosi col mondo della chiesa ma al Santo e a Dio tanto devoti.
Immaginate quei ragazzi, perlopiù chierichetti, suonare a festa le campane, saltando spaventati al forte suono dei colpi scuri. Erano di entrambe le chiese che nei giorni dei Santi Patroni posavano l’ascia di guerra che le divideva da centenni.
E immaginate i portatori, la loro foga, il loro sacrificio e lo sforzo in quelle strade così insidiose, e gli occhi dei fedeli, attenti, speranzosi ma pieni di ansia per quella statua che spesso rientrava in chiesa per puro miracolo.
Passarono gli anni.
Arrivò la banda musicale ad accompagnare la processione e ad allietare la serata nella cassa armonica realizzata appositamente dalle mani dei mastri del paese, spostarono il tragitto della fiera e la festa si arricchì con tante bancarelle, attrazioni e, qualche volta, anche i fuochi d’artificio.
San Giovanni, giugno 1987, l'unico con la caggia al Santo |
Ad un tratto le attenzioni ricaddero tutte sulla festa di agosto, e dalla fiera alla festa tante cose cambiarono, ma non la processione, che del tempo non ha paura e richiama a se ancora tanti fedeli pronti a seguire i portatori che, seppur non lottano più tra loro, orgogliosi e devoti portano in spalla la statua di San Giovanni Battista, di Chiaromonte tutela e vanto.
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