Di G.D. Amendolara
in collaborazione con Angela De Salvo
e Rosa Rcciardi (quàttëbòttë)
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Storia inserita in archivio > Tradizioni
La storia contiene termini dialettali, parafrasati alla fine del testo.
In fondo, alla fine della ricetta, link al video tutorial per la realizzazione delle polpette di carnevale.
NdA: la ricetta presente è di "base", in quanto in quasi tutte le case non le producono più come una volta, per questo vi chiedo di leggere attentamente tutta la storia.
Le polpette non hanno un loro Diktat, per questo una delle poche pietanze che mette d'accordo tutto il mondo.
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Le polpette di carnevale. Fam. Amendolara Franco |
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Piccolo aneddoto storico
Chiaromonte, 1990.
Mai come quell’anno nessuno organizzò qualcosa per il martedì grasso, Carnaluværë, una delle tradizioni Chiaromontesi più importanti.
Nessuna iniziativa nemmeno da parte del circolo sociale. Solo le scuole elementari uscirono per la classica sfilata mattutina.
L’indifferenza smosse gli animi del gruppo musicale “La nuova immagine” (allora l’agrifoglio) che di propria iniziativa organizzò qualcosa per quella giornata.
Era il 27 febbraio del 1990.
Le previsioni meteo prevedevano brutto tempo.
Il sereno resse fino alle prime ore del pomeriggio.
I continui cambiamenti climatici di quel mese spinsero il gruppo a richiedere in prestito il camion dal cassone telato a Peppino il fruttivendolo.
Oltre alla musica decisero di donare alle maschere anche o puppèttë dë carnuværë, cosi coinvolsero le loro famiglie e gli amici che si ritrovarono nelle proprie case a prepararne migliaia da cucinare e servire gratuitamente in piazza insieme ad un bicchiere di vino.
Iniziò la festa.
La piazza si riempì di gente mascherata e non.
D’un tratto il cielo stellato si coprì. Un vento gelido e forte aprì le danze, talmente forte da coprire le voci di Tonino, Prospero e Assunta.
Visto il peggioramento in molti decisero di rientrare alle proprie case.
Chi rimase non rinunciò alla festaneanche quando cominciò a piovigginare e, d’un tratto, anche a nevischiare, divertendosi sino all’ultima canzone che mise fine alla serata e anche alla tempesta.
Di polpette ne produssero molte, tanto che il gruppo organizzò un’altra serata dove, però, le servì sempre col vino ma a prezzo irrisorio. Nonostante tutto ne rimasero ancora, e non terminarono nemmeno quando organizzarono una serata in grotta insieme a tutti i collaboratori…
Forte più di quella folkloristica, la tradizione culinaria del carnevale Chiaromontese riesce a resistere nella sua lotta contro il tempo.
È il pranzo, o la cena, della grande abbuffata prima del periodo Pasquale e dei digiuni della Quaresima.
A differenza di oggi i nostri nonni festeggiavano gli ultimi tre giorni con tre piatti diversi della tradizione: Carnuværë, la domenica, con i maccarùnë cu fièrrë ca mullìcchë, il lunedì gòssë dë puòrchë cu cavulë‘nda pëgnætë e il martedì grasso, Carnaluværë, co puppèttë.
Erano u rëcrièië della famiglia o Puppèttë, per la bontà e l’abbondanza, ma soprattutto perché servite spesso e volentieri solamente nel periodo tra la macellazione del maiale e Carnevale.
Tra le due tradizioni, però, seppur di poco, le polpette subivano delle modifiche dovute alla distanza temporale tra l’una e l’altra.
Per la cena del buon augurio du puòrchë, quella dove si invitava chi aveva aiutato, amici e parenti, nell’impasto si utilizzava la carne fresca del maiale insaporita con zafarænë pësætë, sale e pepe, quindi l’impasto per le salsicce.
A Carnaluværë, vista la cadenza oltre il tempo previsto pu puòrchë, tenevano da parte, appese a distanza dalle altre, delle salsicce spesso “grasse”, che finivano nell’impasto già in stato avanzato di stagionatura, il che lo rendeva ancor più saporito. Inoltre, alcuni aggiungevano anche il lardo o u sauzìzzë ‘nda ‘nzògnë, semmai ce ne fosse rimasto della passata produzione.
Ad oggi il maiale non lo alleva quasi più nessuno. La sua carne, da decenni, è regolarmente presente nei banchi delle macellerie del paese, cosa che ha reso o Puppèttë du buònaugurië e quelle dë Carnuværë praticamente simili, ma non in tutte le case, perché statene certi che i tradizionalisti u sauzìzzë curætë stuzziätë non ciu fænë mangä’.
Chiaromonte, 1990.
Mai come quell’anno nessuno organizzò qualcosa per il martedì grasso, Carnaluværë, una delle tradizioni Chiaromontesi più importanti.
Nessuna iniziativa nemmeno da parte del circolo sociale. Solo le scuole elementari uscirono per la classica sfilata mattutina.
L’indifferenza smosse gli animi del gruppo musicale “La nuova immagine” (allora l’agrifoglio) che di propria iniziativa organizzò qualcosa per quella giornata.
Era il 27 febbraio del 1990.
Le previsioni meteo prevedevano brutto tempo.
Il sereno resse fino alle prime ore del pomeriggio.
I continui cambiamenti climatici di quel mese spinsero il gruppo a richiedere in prestito il camion dal cassone telato a Peppino il fruttivendolo.
Oltre alla musica decisero di donare alle maschere anche o puppèttë dë carnuværë, cosi coinvolsero le loro famiglie e gli amici che si ritrovarono nelle proprie case a prepararne migliaia da cucinare e servire gratuitamente in piazza insieme ad un bicchiere di vino.
Iniziò la festa.
La piazza si riempì di gente mascherata e non.
D’un tratto il cielo stellato si coprì. Un vento gelido e forte aprì le danze, talmente forte da coprire le voci di Tonino, Prospero e Assunta.
Visto il peggioramento in molti decisero di rientrare alle proprie case.
Chi rimase non rinunciò alla festaneanche quando cominciò a piovigginare e, d’un tratto, anche a nevischiare, divertendosi sino all’ultima canzone che mise fine alla serata e anche alla tempesta.
Di polpette ne produssero molte, tanto che il gruppo organizzò un’altra serata dove, però, le servì sempre col vino ma a prezzo irrisorio. Nonostante tutto ne rimasero ancora, e non terminarono nemmeno quando organizzarono una serata in grotta insieme a tutti i collaboratori…
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Compagnia in grotta mentre degusta le polpette di carnevale. Foto e cantina di Antonio Rossi |
O PUPPÈTTË DË CARNUVÆRË
LA STORIA
È il pranzo, o la cena, della grande abbuffata prima del periodo Pasquale e dei digiuni della Quaresima.
A differenza di oggi i nostri nonni festeggiavano gli ultimi tre giorni con tre piatti diversi della tradizione: Carnuværë, la domenica, con i maccarùnë cu fièrrë ca mullìcchë, il lunedì gòssë dë puòrchë cu cavulë‘nda pëgnætë e il martedì grasso, Carnaluværë, co puppèttë.
Erano u rëcrièië della famiglia o Puppèttë, per la bontà e l’abbondanza, ma soprattutto perché servite spesso e volentieri solamente nel periodo tra la macellazione del maiale e Carnevale.
Tra le due tradizioni, però, seppur di poco, le polpette subivano delle modifiche dovute alla distanza temporale tra l’una e l’altra.
Per la cena del buon augurio du puòrchë, quella dove si invitava chi aveva aiutato, amici e parenti, nell’impasto si utilizzava la carne fresca del maiale insaporita con zafarænë pësætë, sale e pepe, quindi l’impasto per le salsicce.
A Carnaluværë, vista la cadenza oltre il tempo previsto pu puòrchë, tenevano da parte, appese a distanza dalle altre, delle salsicce spesso “grasse”, che finivano nell’impasto già in stato avanzato di stagionatura, il che lo rendeva ancor più saporito. Inoltre, alcuni aggiungevano anche il lardo o u sauzìzzë ‘nda ‘nzògnë, semmai ce ne fosse rimasto della passata produzione.
Ad oggi il maiale non lo alleva quasi più nessuno. La sua carne, da decenni, è regolarmente presente nei banchi delle macellerie del paese, cosa che ha reso o Puppèttë du buònaugurië e quelle dë Carnuværë praticamente simili, ma non in tutte le case, perché statene certi che i tradizionalisti u sauzìzzë curætë stuzziätë non ciu fænë mangä’.
LA RICETTA
(per 50 polpette circa)
nota: questa qui sotto è quella basica,
e utilizzata perlopiù nelle case dove si mantiene ancora la tradizione
Nel caso volete assaporare quelle antiche della tradizione,
basta aggiungere gli ingredienti citati nella storia
INGREDIENTI
Mollica di pane 500 grammi
Macinato di maiale 300/400grammi
3 uova intere
Pecorino 200 grammi,
Sale quanto basta,
Prezzemolo
Pepe
Sugo con carne di maiale
Impastare insieme tutti gli ingredienti. Aggiungere un pò del sugo in modo che venga morbido. Appallottolare.
Per la cottura delle polpette in una casseruola larga mettere il sugo di carne, aggiungere un paio di mestoli di acqua o, meglio ancora, di acqua di cottura della pasta se servite chi maccarùnë.
Al bollore aggiungere le polpette e cuocere per 10 minuti senza girarle.
Servite ben calde.
Per la cottura delle polpette in una casseruola larga mettere il sugo di carne, aggiungere un paio di mestoli di acqua o, meglio ancora, di acqua di cottura della pasta se servite chi maccarùnë.
Al bollore aggiungere le polpette e cuocere per 10 minuti senza girarle.
Servite ben calde.
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di Angela Gourmet
(De Salvo Salumi)
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Parafrasi termini in dialetto
Carnaluværë: dal latino carnem levare, quindi il martedì grasso, giorno della grande abbuffata prima dei digiuni Pasquali iniziali il giorno successivo, il mercoledì delle ceneri.
Rëcrièië: goduria
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