Ottobre 2024 mese dedicato a Zë Giuànnë “u ‘Mbrònë” Cuccarese

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Tradizioni

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Tièmbë dë puòrchë
di G.D. Amendolara

‘Nda së misë dë vièrnë Chiaromonte pareva u cambësàndë di puòrcë.
Gennaio, ma anche febbraio, il mese adatto per la macellazione del maiale, p’accìdë u puòrchë.
Alcuni provvedevano sotto Natale perché provvisti del posto adatto per poterlo curare e, magari, in questo mese macellavano il secondo, soprattutto nelle famiglie numerose.

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Pasqua

O lavurièllë
Pasqua aveva inizio con la raccolta delle uova per la realizzazione do pëccëllætë.
Il primo caldo primaverile sarebbe presto arrivato, così che anche gli asparagi sarebbero usciti e stati raccolti.
Sin dopo o ciènnërë ogni giorno le donne sarebbero andate a messa cu mëccaturë nigurë ‘ngæpë, cosi come le immagini sacre nelle chiese, coperte con un velo scuro sino alla resurrezione.



La domenica delle Palme

Ed arrëvævë pùrë Paschë…
Le uova pi pëccëllætë erano state messe da parte, e si aspettava il giovedì per infornarli.
Precedentemente, grandi e piccini, nelle campagne e in paese raccoglievano ramoscelli di ulivo per la benedizione che sarebbero arrivati alla messa perlopiù abbelliti e decorati con fiorellini e nastrini.


Il rito du Pëccëllætë
Certo è che crediamo che il periodo Pasquale duri solo una settimana, ma con precisione inizia esattamente il giorno delle ceneri.
Seppur qualcosa col tempo è andato perduto, questo pezzo di periodo religioso è caratterizzato dalle tradizioni.
Comincia col digiuno o col fioretto che un tempo venivano praticati sino al giorno della resurrezione, per continuare con la creazione dei lavurièllë, i germogli di grano che sarebbero stati donati alla chiesa il venerdì Santo, arrivando sino al vero simbolo della Pasqua: u pëccëllætë.
Di tutte le tradizioni del periodo è colui che ha resistito al tempo, seppure qualcosa ha perduto, come un importante “rito” che almeno sino a settant’anni fa veniva praticato.
Ed ecco qui che siamo a ricordarlo, a riportarlo alla luce.
Un lavoro di Chiaromonte e le sue Storie in collaborazione con “il forno De Palma”, che ringrazio di vero cuore per la disponibilità e l’entusiasmo.

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La tradizione della notte dei morti
Primo novembre.
Il fumo già usciva dalle bocche dei camini.
La neve, seppur poca, imbiancava le cime delle montagne.
La vendemmia era terminata. Ci si preparava alla raccolta delle olive, che spesso coincideva con il giorno dei morti.
Come di consueto si sarebbe celebrata la messa per il giorno di Ognissanti, e io e le mie sorelle insieme alla nonna avremmo partecipato, anche perché ci teneva che almeno alle funzioni principali dovevamo essere presenti, e a dire il vero, lo facevamo con piacere...


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Natale



A ‘Mmaculætë
Fèmmënë ca puzèiënë e ‘nvurnënë cauzunë chi iètë o cu patænë e sauzizzë. E preparano ràshkatëllùzzë frìttë, e fritto avrebbero anche i scaudatièllë, il dolce tipico dell’Immacolata, fatti con farina, acqua e, o, anche patate, da impastare bollenti e annodare come nu zucariellë, e da condire con un mix di zucchero e cannella.
Gli uomini erano contenti. Avrebbero spërtusætë i vuttë a panza chiènë…
 

O Scaudatièllë
Tipico della tradizione natalizia Chiaromontese, o scaudatièllë hanno origini antichissime.
Appartengono ad un antica tradizione del popolo greco che, come ben sappiamo, influenzò la storia del nostro territorio, ma che l’uso di questa tradizione sia riconducibile a quell’epoca non vi è certezza.
Un ipotesi plausibile invece è legata all’arrivo nel nostro paese di numerose famiglie di origine campana, soprattutto cilentane, terra dove la tradizione degli scaudatièllë è proprio riconducibile all’arrivo dei coloni greci.
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U Cëppònë 

Ièrë a sèrë da vëggìlië. 
E còmë non mu vòglië rëcurdë. 
Attànëmë ch'arrìvë cu nu cëppònë 
grànnë grànnë ‘nguòllë 
e u ièttë ‘ndèrrë 
sòttë u gafièttë mìë. 
Màmmë spalànghë a pòrtë pu fæ trasì, 
fàcchë chëssà chi ièrë. 
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