Di G. D. Amendolara
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Inserita in Archivio > Storie Chiaromontesi
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La storia contiene termini dialettali.
Alla fine del testo la traduzione dei termini ritenuti incomprensibili
Giugno, anni 80.
Passato San Giovanni iniziavano le vacanze per ragazzi e bambini di quel decennio fantastico.
Nessuna nostalgia per la festa e tutto il suo contorno, dalla fiera al luna park. Avevano altro a cui pensare, e poi il paese tutti i giorni ièrë na fèrë¹, soprattutto in piazza e dintorni grazie agli ambulanti abituali che occupavano ogni angolo disponibile: Nicola u Sënësærë al palazzo dei Cuccarese, Gësèppë u Sënësærë sottë a chiànghë d’Artùrë come u pëscëvènnuwë, u Tursëtænë alla Còstë e Sciambiònë ‘nda chiàzzë con la sua bancarella coperta dall’ombrellone blu-arancio ormai sbiadito dal tempo.
La sirena delle otto ufficializzava l’inizio della giornata, anche se il paese era sveglio già da qualche ora.
Da un momento all’altro Pascælë u bannëtòrë col suo “ATTENZIONE!”, rigorosamente dopo vari colpi di prova al microfono, gettava il bando annunciando spesso l’interruzione idrica, incompresa in quei giugno tanto piovosi.
Accummënzævë accussì n’ata fèrë, ‘ndi strìttuwë però, coi camion “I PATAN, I PATAN A CINQ MILA LIR O CHIL” e “MOBILI VECCHIA, ROBA VECCHIA”, e gli ambulanti a piedi come i pannacciari pugliesi, i venditori di scope e i marocchini² che con il loro YEP speravano di vendere almeno uno dë tuttë chìllë struòglië trasportati a spalla.
La buona stagione scatenava anche i cantieri all’aperto, a decine. Sia all’esterno che all’interno i màstrë accompagnavano i colpi dë cucchiærë e le impastate di cemento con fischiate e canzoni incomprensibili, e mentre alle fontane, Tuwuë e Grùttë dë l’Acquë in primis, si formavano le file per raccogliere l’acqua, arrivava mezzogiorno, mënævë nu truònë e pësciævë a gallìnë.
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Chiaromonte. Pomeriggio metà anni 80 |
La sirena delle cinque, sovrastata dal giocoso garrito delle rondinelle che riempivano il cielo del paese, annunciava l’inizio dei pomeriggi Chiaromontesi, aggraziati dalla frescura di quei tempi. Infatti, non era insolito vedere qualcuno indossare le maniche lunghe. In verità gli anziani non rinunciavano ne al maglioncino e tantomeno alla giacca nemmeno ad agosto.
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Gli anziani in piazza sempre con la giacca, anche ad agosto. |
Il punto d’incontro principale era lo zampillo, ma li trovavi ovunque, tra una passeggiata, la sosta al monumento, molteplici partite al biliardino al chiosco, con motorini o in bici, giocate a pallone in strada o proprio allo zampillo, un gelato a “La Terrazza” o da Nicola Donadio, una partita ai videogames da Sarubbi, Antonio o Cacchiònë, o tra i vicoli a giocare a qualsiasi cosa in qualsiasi posto e a qualsiasi rischio perché non pochi erano i palloni bucati, le sgridate e le minacce subite, ma anche i vetri rotti, i vasi spazzati in aria e quelle pallonate che povero chi finiva sotto un tiro maldestro.
No! Non sto inventando niente. Il paese era completamente vivo e in continuo fermento. E se lo era…
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Giro di Basilicata, 1987. Foto archivio fam. Amendolara Franco |
A giorni rientravano i fuori sede³ e arrivavano i primi “turisti”⁴.
Cominciavano le “colonie giornaliere” per il mare, passava quasi certamente una tappa del giro di Basilicata (una festa per i più giovani pronti ad accaparrare quanti più gadget possibili), arrivava il circo al campo sportivo e iniziavano i tornei di calcetto in piazza, quelli dove i giocatori cercavano soprattutto di non volare dalle scale della chiesa, e se non sbaglio anche qualche edizione dei giochi della gioventù.
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Torneo di calcetto in piazza. Fine anni 80. Foto fam. Giovanni Sarubbi |
Ripeto: non c’era spazio per la nostalgia della festa appena passata.
Era giugno, gli ultimi suoi giorni, iniziava ufficialmente l’estate, ghièrë staggiònë, e il meglio stava per arrivare.
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La piazza in attesa del Giro di Basilicata. 1987. Foto archivio fam. Franco Amendolara |
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Traduzioni termini ritenuti incomprensibili
chiànghë: macelleria
còstë: è la parete che parte da casa dei Figundio e arriva oggi ai parcheggi
struòglië: stracci o oggetti in generali ammassati o disordinati
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Note
1- espressione dialettale che definisce un momento caotico, spesso il vociferio o rumore continuo e fastidioso
2 - in dialetto con marocchino si identifica chiunque abiti nella fascia del Magreb, che sia Marocchino, Algerino o Tunisino. Spesso vengono chiamati così anche i subsahariani. Non è assolutamente un termine razziale. Anzi, a Chiaromonte vengono addirittura chiamati con un altro termine, cuggì, ovvero cugino.
3 - Fuori sede, in qualità di studenti, in quegli anni ve ne erano pochi. Qualcuno studiava a Maratea o Sant'Arcangelo, ma la stra maggioranza dei ragazzi preferiva Senise o Latronico, facilmente collegati al paese, e pochi erano gli universitari. Dalla metà degli anni 90 si invertì la rotta ed aumentarono sempre più le partenze verso scuole e università fuori regione.
4 - con turisti si identifica (bonariamente) gli emigranti e le loro famiglie che rientrano in estate.
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Collegamenti alla Storia
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