Ottobre 2024 mese dedicato a Zë Giuànnë “u ‘Mbrònë” Cuccarese

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O Scarpærë - prima parte

Di Pinuccio Armenti
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Storia inserita in archivio > Chiaromontesi raccontano


nota: in questa storia non ho apportato alcuna correzione nelle parole in dialetto, e tantomeno nel modo di scrivere.
Pinuccio manca dal paese da sessant'anni, gli stessi in cui vive in Germania, e desidero che tutti voi siate testimoni del suo amore immutato verso il nostro paese, il più bello del mondo.


Paolo Maltese “U Ticchëtë” con cappello panama,
uno dei calzolai storici, nonché noto personaggio


Cari compaesani,
dopo un po’ di pausa mi piacerebbe continuare a scrivere sui mestieri che ora al nostro paese non esistono più.
Questa volta vorrei scrivere dei calzolai, o Scarper in dialetto.
Vorrei partire da molto lontano, perché è il mestiere che ho vissuto più da vicino.
I miei nonni, che non ho avuto la fortuna di conoscere, erano i fratelli Francesco, detto Ciccillo, e Giuseppe Armenti ed erano Scarper.
Non voglio raccontare la storia della mia famiglia, ma questi sono i fatti.
Nonno Ciccillo andò via da Chiaromonte, si trasferì a Tursi dove fece il calzolaio tutta la vita. Si sposò, fece tre figli dei quali uno era mio papà.
Giovanni Amenti
padre di Pinuccio
Anche lui, mio papà, divenne calzolaio, perciò a Chiaromonte lo chiamavano Giuann u Tursiten, da non confondere cu Giuann du mbrone. Quello era un altro.
Nonno Giuseppe restò a Chiaromonte.
Per detto di mia nonna, lui a fatic a sparev. Detto in italiano, non aveva tanta voglia di lavorare. A lui piaceva divertirsi. Era l'amico di tutti. Cantava, suonava ed era un vero saltimbanco. Per lui era sempre Carnevale.
In poche parole faceva tutto, sule a fatic non ne cuzzev.
Mori' molto giovane.
Mio papà, ormai diventato giovanotto, veniva spesso a Chiaromonte a trovare la zia ed i cugini. Cosi si innamorò di sua cugina, mia mamma, e si sposarono.
Andarono ad abitare a Tursi dove tutti noi figli, fuori di Patrizia, venimmo al mondo.
Poi tornammo di nuovo tutti a Chiaromonte, io avevo 11 mesi.
Perciò mi sento Chiaromontese a tutti gli effetti.
Mio papà fece il calzolaio per tanto tempo ancora.
La finisco qui sennò parlo solo della mia famiglia.

A quei tempi a Chiaromonte c'erano veramente tanti Scarper.
Spero non me ne vorrete se ne dimentico qualcuno.
Il padre di tutti i calzolai si chiamava, o meglio, tutti lo chiamavano Paolone.
Io lo ricordo appena. Era alto e molto robusto.
Sua figlia se non ricordo male, la chiamavano Filumen a sciascion.
Era sposata con Gangiluzz Saponara, detto il dottore, perché faceva le siringe a tutta Chiaromonte.
Stu Paolone ebbe molti discibul.
Giovanni “Përdìgnë” Palazzo
Trasferitosi a Milano 
negli anni 60.
Foto Antonio Palazzo
Io ricordo solo Paolo suo nipote che ora abita a Roma o Villalba.
Anche Mast Jnner da zoppa, per detto di sua figlia, ha imparato li il mestiere.
C'era anche Giuann Pirdign, non ricordo il cognome, che poi emigrò in Sud America.
Anche un altro Giuann Pirdign, Palazzo se non sbaglio, e non so se erano parenti, era scarper, ed emigrò anche lui, ma in nord Italia con tutta la famiglia, e credo che anche un figlio continuò il mestiere del padre.
Certo non posso dirvi tutti gli anni precisi e l'ordine di età di scarpere che ho conosciuto Però, quelli che ricordo ve li posso nominare.
Ricordo Ndonio u Rimient, Pippin u Rimient e Luigi u Rimient, che se ne ando' a Torino. Ha la mia età.
Da non dimendicare Mast Paolo u tict.
Sapete i cognomi sono difficili da ricordare, se non sbaglio faceva di cognome Maltese. Mast Paolo faceva anche il barbiere, quindi esercitava tutti e due i mestieri.
Lui veniva dall'America e gli piaceva anche tanto la boxe.
Poi c'erano Giuann Cortazzi, conosciuto come Giuann da sciaffer, che poi andò a fare anche il sacrestano nella chiesa Madre di San Giovanni, e Pasquale Tombola, Umberto Pesce, Paolino Ciuccignagno.

Giuànnë “da sciàffërë” Cortazzi
con la sua famiglia

A me fa tanto piacere quando qualche amico del paese mi scrive e mi dice qualcosa che io non ricordavo o non sapevo.
Ieri mi ha scritto una persona e mi ha detto una cosa che non avevo mai sentito.
Le persone che ricordano Vincenzo Corradino saranno poche. però i figli Faluzzo, Nicola o Antonio se li ricordano tanti. Ebbene si, anche Vincenzo Corradino, prima di impiegarsi al Comune aveva fatto il calzolaio. E sarà stato anche uno dei più aziani.
Anche essendo grande amico dei figli, ed essendo un figlio di calzolaio, non lo sapevo. Negli anni 50 erano veramente tanti i scarper al nostro paese.
In tanti però lo consideravano un mestiere non tanto dignitoso, tanto è vero che quando qualcuno nominava u scarper, aggiungeva “parlann cu crianz”.
A quei tempi non esistevano scarpe che potevi comprare nei negozi come oggi, quindi, se non volevi camminare scalzo dovevi andare a du scarper...

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5 commenti:

  1. Come sapete io venivo da ragazzo e solo d'estate quindi di queste persone nominate non ne ricordo nessuno tranne che Mast Paolo, che aveva bottega vicino casa mia sotto il balcone di Mariuccia Leone sulla sommità delle scale che portano a Palazzo Leo e vicino alla casa di Don Franco Ferrara. Correggetemi se sbaglio, poichè i miei ricordi sono lontani e confusi. Buona vita a tutti i Chiaromontesi e a chi Chiaromonte lo ama, ovunque essi siano!

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  2. Caro Edoardo ti ricordi molto bene. E' giustissimo quello che hai scritto. Pinuccio.

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  3. Grazie di ❤️ Pinuccio. Adriana Cortazzi

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  4. Ricordo perfettamente sia Peppino, anche per un grado di parentela con mio padre.... Mi fermavo spesso da lui e non mancava mai una parola scherzosa o un saluto.... Da Giovanni andavoandavo verso

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  5. Da Giovanni andavo verso sera perché mi portava in chiesa.... Salivamo sul campanile e si suonavano le campane.

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