Ottobre 2024 mese dedicato a Zë Giuànnë “u ‘Mbrònë” Cuccarese

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I sàrtë

di Pinuccio Armenti
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Storia inserita in archivio > Chiaromontesi raccontano

nota: in questa storia non ho apportato alcuna correzione nelle parole in dialetto, e tantomeno nel modo di scrivere.
Pinuccio manca dal paese da sessant'anni, gli stessi in cui vive in Germania, e desidero che tutti voi siate testimoni del suo amore immutato verso il nostro paese, il più bello del mondo.

A Pinuccio Armenti,
autore di questa storia
ultima tra le tante raccontate
prima della sua improvvisa scomparsa.
In suo ricordo

G.D. Amendolara
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Scuola per sarti. Anni 60.
A sinistra Antonio Cafaro. Al manichino Giovanni Ricciardi.
Alle macchine, dall'alto in basso: Raffaele Fittipaldi, Antonio De Salvo,
Vincenzo Viola.
Foto: Giovanna Scardaccione

Carissimi compaesani,
dopo una breve pausa estiva voglio parlarvi di un altro mestiere che nel nostro paese non c'è più: Il Sarto. 
Chi ha la ottantina come me, o di più, dovrebbe ricordarsi quanti sarti c'erano a Chiaromonte. Non solo sarti ma anche molte sarte.
Ma andiamo con ordine.
Francesco Chiorazzi.
Foto di Giovanni Chiorazzi
Negli anni fine 40, poi negli anni 50 e inizi del 60, ricordo veramente tanti sarti a Chiaromonte.
La metà degli anni50 avevo 9-10 anni. Quello più anziano che ricordo era Francesco Chiorazzi che tutti chiamavamo Francisc Tarraren.
Allora la gente si conosceva più con i soprannomi che con i cognomi, anche perchè c'erano tanti cognomi uguali.
Un altro anziano era Alfredo Murro, meglio conosciuto come Alfred Chiappariell, papà di Attilio. Mentre FranciscTarraren aveva la sua sartoria sotto a ches di Maria Leone, Alfred Chiappariell non ricordo se avesse a putega o lavorava in casa. Questo forse potete chiederlo ad Attilio o se c'è qualcuno che si ricorda può scrivere pure lui qualcosa.
FranciscTarraren avia a puteg chiena di discibuwe. Jerene almen na dicine.
Perdonatemi se non li ricordo tutti, ma jere nu guagniniell.
Due però li ricordo. Uno era Giovanni D'Alessandro che abitava ndu Merchet. Era il più grande. Poi mi ricordo anche Emanuele Galgano, figlio di Trisin a Pignater. Era un nipote du Mastre. Però poi ,fatto più grande se ne andò in Polizia e si trasferì a Caserta.
Quando poi FranciscTarraren, anche lui andò via da Chiromonte, metà degli anni50, Giovanni D'Alessandro che aveva finito di imparare il mestiere aprì la sua sartoria sotto aches di Mast Jenner da zoppa e allu lete avia a puteg Umbert Landi ca facia u Barbier.
Giovanni D'Alessandro aveva imparato bene il mestiere e subito si riempì la piccola putighella di discibuwe.
Giovanni Viviano, l'ultimo sarto
della vecchia scuola
Umberto Dottore, Giuannuzz Viviano, Mario Percoco, Alfredo Tombuw se non sbaglio Sergio di cognome . Dopo un annetto Giovanni D'Alessandro se ne andò a Torino dove ci rimase per sempre.
Allora i sarti avevano molto lavoro.
Chiaromonte aveva allora 4 o 5 mila abitanti, e tutti si dovevano vestire.
Ancora non esistevano negozi di abbigliamento, quindi tutti andavano dai sarti.
Cappotti, ģiacche, giacconi, gilè, pantaloni corti , lunghi, alla zuava, non so se giovani di oggi li hanno mai visti e naturalmente vestiti completi per gli sposalizi o per i giorni festivi. Vestiti pantalone e giacca, e si usavano molto i gilè.
Poi Vestiti a doppio petto molto eleganti, e naturalmente si cucivano anche camice, bianche, colorate, maniche lunghe, maniche corte. Insomma, c'era un bel da fare.
I prezzi non ve li so dire perchè non li ricordo più. Me ne veg chiu o meno all'abbc.
Pantaloni 4 o 5 mila lire. Vestito completo dalle 20-25 mila lire . Doppio petto forse 30 mila.
Pensate erano tutti su misura.
Raffaele "Filuccio" Manzo.
Il primo sarto a vendere anche
abiti confezionati
Oggi giorno un vestito su misura a volte ti costa 4 o 5 mila euro e anche di più.
Negli anni 60 venne il grande exsodus. Tutti volevano emigrare.
Umberto Dottore se ne andò in Toscana. Mario Percoco a Torino, e Giuannuzz Viviano restò fedele a Chiaromonte.
Anche qualche altro però voleva diventare sarto.
Io ricordo Luigi Cuccarese, u figlie di Mast Jenner da zoppa, Amedeo Percoco fratello di Mario e Giuannuzz Ricciardi u figlie di Gidie u furger.
Mi sono ricordato che c'era anche Faluzz Ferrara u figli di Luigi u cucchiere e Faluzz Manzo che poi negli anni 60 fu il primo ad aprire un negozio di abbigliamento dove vendeva vestiti già confezionati.


Una delle scuole per sarte.

Anche le donne dovevano vestirsi a quei tempi, mica potevano andare dai sarti maschi.
Quindi c'erano anche molte sarte.
Comincio da mia zia Ester, non perché era mia zia e senza sminuire le altre, ma forse era la piu' brava.
Per le donne era l'unico mestiere o lavoro che si poteva trovare a Chiaromonte.
Oltre mia zia c'erano le sorelle Curcio o Curci, Concettina, Rosina e Minuccella.
Poi Ndunetta Ronga che veniva da Noepoli però era sposata con Giovanni Ronga u furger. Poi ancora la moglie di Liberino Guerra che mi sfugge il nome. Di soprannome a chiamaven a cicalielle.
Mi ricordo che un sacco di signorinelle volevano imparare a cucire, anche se poi non diventavano sarte ma almeno sapevano tenere un ago in mano.
C'erano anche ricamatrici, ma quello era un altro mestiere.
Anche le sarte avevano tanto lavoro.
Le nostre signore e le nostre signorinelle avevano i loro gusti, volevano essere belle ed eleganti.
Non faccio nomi perchè non sarebbe bello, però la domenica ,quando uscivano dalla Chiesa, dopo a messa di Signur che incominciava alle11e finiva alle 12, le nostre Signore o signorine avevano un’eleganza e tanta classe da vendere.
A noi maschietti luccicavano gli occhi. Eravamo molto riconoscenti alle nostre sarte che si inventavano sempre qualcosa di nuovo. Gonne, camicette, bluse, pantaloni. Allora andavano molto di moda i taier, non so se si scrive cosi, però voi avete già capito di cosa parlo. Anche la biancheria intima cucivano, ma i loro capolavori erano gli abiti sposa, sempre uno diverso da l'altro e sempre uno più bello dell'altro.
A quei tempi non c'era la convivenza. Allora ci si doveva sposare.
Peccato che adesso tutti questi mestieri non esistono più.
Allora quasi tutti lavoravano e il nostro paese fioriva. La lira incominciava a vedersi di più.
Poi, con l'arrivo del palazzo degli Uffici tutto si incrementò al meglio ed era proprio bello vivere a Chiaromonte.


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