Ottobre 2024 mese dedicato a Zë Giuànnë “u ‘Mbrònë” Cuccarese

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Màstrë e putèghë. I falegnami di una Chiaromonte che non c’è più - seconda parte

Di Pinuccio Armenti
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Storia inserita in archivio > Chiaromontesi raccontano



nota: in questa storia non ho apportato alcuna correzione nelle parole in dialetto, e tantomeno nel modo di scrivere.
Pinuccio manca dal paese da sessant'anni, gli stessi in cui vive in Germania, e desidero che tutti voi siate testimoni del suo amore immutato verso il nostro paese, il più bello del mondo.


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leggi la prima parte

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A putëghèllë di Màstë Luìggë Mustàzzë,
l’ultima dei vecchi mastri falegnami Chiaromontesi

Il 1962 ad Ottobre partii per la Germania, quindi non ho potuto più da vicino seguire l'evoluzione dei falegnami a Chiaromonte.
Però quando venivo in ferie e giravo per le strade del paese notavo che c'erano stati dei cambiamenti. In meglio.
Adesso si sentiva il rumore stridente di una sega elettrica, il rumore ancora più forte di una pialla pure elettrica che in un batter d'occhio ti piallava le tavole nei millimetri che volevi e con tanta precisione. Però I MASTRI erano più pochi.
Mast Aleardo Murro era andato in pensione. Il figlio Arnaldo se ne andò in Piemonte, Asti, se non sbaglio. Anche il fratello Giovanni dopo un paio di anni se ne andò a Roma dove c'erano tutti i parenti di sua moglie.
Mast Antonio Manzuet, anche lui già molto anziano, chiuse bottega. Il figlio Emanuele vagabondava tra un bicchiere di vino ed un panino per il paese.
Mast Giovanni Pezzoll, pure lui chiuse i battenti e se ne andò con tutta la famiglia a Torino. Solo Armando dopo essere stato per un periodo a Roma se ne andò in Germania dove abita tutt'ora.
Mast Saverio u Francavillese si trasferì allu Calvario, ma io questo non lo so con precisione. Mi è stato detto.
Voi mi chiederete : E tutt chill discibuli ch'avien, che fine enne fatt?
Solo i fratelli Donadio, Nicola e Antonio impararono il mestiere e aprirono anche na buteg sott a ches di Gisuen u Carvuner. Io non lo so di preciso.
Per quelle poche settimane quando venivo in ferie non potevo sapere tutto.
Però mi ricordo che un anno, venuto al paese, li trovai come baristi nel Bar di Faluzz Donadio.
Lo avevano prelevato chiudendo la bottega da falegname, perché il nostro Faluzz se ne andò a Milano se non sbaglio.
Gli altri discibuli ?
Nessuno di loro finì di imparare il mestiere.
Alfredo Misciarul e Mincuccio Infantino se ne andarono a Torino, Umbert Mandillett a Bologna , Ndonio Ciancio mi sembra a Napoli, Peppino Lauria a Roma e Coco a Milano con la famiglia.
Mast Luigi Mustazz anche se avie fatt vicchiriel tirev ancora.
Quando venivo al paese passavo spesso a trovarlo, anche perché ci trovavo spesso anche mio zio Umberto.
Zi Umbert e zi Luigi andavano molto d'accordo, non solo perché avevano imparato il mestiere assieme. ma avevano una grande passione per la musica.
E u juorn ogni tanto quann non furgiaven vicine ad ancun mobile, pigliaven chitarra e mandulin e ti facien cert marzucchelle a chiumm a chiumm, ca tutti i christien ca passavn si fermaven a sent.
Poi negli anni 70 mio zio se ne andò in Australia e non am' vist chiu. 
I Mustàzzë.
In alto Màstë Luìggë, Antonio e Enzolino.
In basso Peppino, Franco e Luciano.

I figli di Mast Luigi, pure loro tutti sunatur di chitarra, uno migliore dell'altro, incominciarono a lasciare il papà per cercare altre vie. Antonio se ne andò in Inghilterra. Enzolino e Peppino fecero domanda da Guardia carceriere. Francuccio resto' a Chiaromonte, però se non sbaglio ebbe il posto da Collocatore e Luciano purtroppo ci lasciò troppo giovane.
Ormai erano passati parecchi anni.
Mast Luigi Mustazz continuava piano piano.
Dei figli era rimasto solo Francuccio, ma anche se lui aveva il posto da Collocatore, la sua passione per la falegnameria non l'ha mai persa e ha continuato anche dopo la morte del papà nel 1995, fino nel 2001.
Ma i falegnami ancora non avevano smesso di esistere.
Gli ultimi due discbuwi di Mast Luigi, avevano aperto anche loro bottega.
Chi erano? 
Beh, questi li ricorderete ancora tutti.
Mast Giuann Dottore e Francisc Pesce.
 
Mastë Frangìschë Pèscë

Francisc Pesce avie a buteg vicin a ches di Giovanni Giura, quill du municipio. Giuann Dottore sott a ches di Dolcetti.
Io mi ricordavo sott a ches dell'avvocato Leo, praticamente addove accuminc u Purtiell. Però mi hanno corretto e quindi va bene cosi. La ci stev Nicola Viviano, natu mastr ca puteghella suia.
Poi dopo parecchi anni passò al Calvario. ma io no lo ricordo perché ormai non abitavo più a Chiaromonte.
Mi e'stato riferito anche che, mentre Francisc Pesce era rimasto il falegname tradizionale cu a chian, e u chianuozzw, Mast Giuann Dottore i mobili, le cucine e le casse da morto li ordinava dai mobilifici, e poi li vendeva alla gente, che anche loro, erano diventati più moderne e tanti avevano costruito case nuove.
Mastë Giuànnë Dëttòrë

Con tutta questa evoluzione la gente voleva mobili diversi da quelle solite cristalliere che ormai erano passate di moda.
Nelle case adesso c'erano sale da pranzo, non si mangiava più in cucina, salotti, camere da letto, quindi ci volevano dei mobili adeguati. Cucine di Abete, mobili per salotti in rovere, camere da letto in acero e cosi via dicendo.
Ormai c'erano dei cataloghi dove potevi scegliere quel che volevi. I mobili che ordinavi ti venivano montati da operai del mobilificio. Quindi per i falegnami il lavoro diventò sempre di meno.
Giosuè Pesce,
figlio di Francesco
uno degli ultimi
falegnami Chiaromontesi
Non so per quanto tempo hanno tirato avanti mast Giuann Dottore e Mast Francisc Pasce, però so da fonte sicura che Mast Francisc aveva due figli e pure loro hanno imparato il mestiere da falegname. Oggi ho saputo che il figlio più grande, Giosuè', ci ha lasciati da 3 o 4 anni, mentre il figlio Giovanni, anche se abita a Fardella, però è sempre a Chiaromonte, fa il falegname, ma solo per hobby.
Non so se tene a butega ad anguna bann. Ma quist forse u sapit meglio di me.

Giovanni Pesce,
figlio di Francesco
che porta ancora avanti
l'arte della
falegnameria 
Per chiudere voglio dirvi una cosa che forse pochi sanno.
In Germania anche io ho lavorato per 25 anni in una falegnameria. Prima a preparare il legno o il panforte, segandolo a misura. Poi ad imbellettare, non so se si dice cosi in Italiano, il panforte, e poi per 20 anni ho spruzzato i mobili, con colore o lacca.
Praticamente io li facevo belli.
Un lavoro, anche se un po’ sporco, nel senso che inghiottivo tanto colore, però mi piaceva tanto perché era molto creativo.
Quindi, da barbiere sono diventato mezzo falegname anche io.
Quando hai una famiglia da mantenere si impara a far tutto.
Vi saluto cordialmente e vi do appuntamento al prossimo mestiere scomparso dal nostro paese. Scusatemi qualche errore. Io non sono un maestro.




C'erano una volta o putëghèllë
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Di Franco Amendolara

Fratelli Donadio


Saverio u Frangavëllèsë



Luìggë Mustàzzë


Frangischë Pèscë


‘Ndònië Manzuètë


Giuànnë Pëzzòllë


Vincenzo Dursi


Aleardo Murro


Nicola Viviano


Nicola e Luigi Viulìnë


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Si ringraziano di cuore per la collaborazione Giovanni Pesce, Franco Amendolara, Armando Sergio, Giovanni Monaco

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