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di G.D. Amendolara
San Pasquale - foto degli anni 40 |
Da
quanto sia presente con certezza nel nostro paese non si sa, ma San Pasquale,
seppur in tono minore, è ancora venerato.
Rimane
ben poco di quello che era una volta il suo Convento, ma è cosa certa che la
sua storia è centenaria, e forse anche di più.
A
detta di vecchie testimonianze, si presentava assai grazioso.
La
sua Chiesa doveva essere assai bella con i suoi tre altari lignei, la statua
del Santo, altre statue e sculture sacre, le varie raffigurazioni, un quadro
della Madonna Addolorata, vari oggetti in argento e cimeli in legno intagliati,
tutti dal valore inestimabile.
Sempre
da come raccontano, sembrava non essere seconda alle Chiese e alle Cappelle
presenti sul territorio.
Era
un convento a tutti gli effetti, con chiostro, libreria, cantine, stanze per i
forestieri, cappelletta, stalle per gli animali, terreni da coltivare, vigne e
molto altro.
Retro della Chiesa - foto G. Monaco |
Cosi
era fino a quando l’ordine dei frati Alcantarini, che ebbero in dono il
convento dal Principe di Bisignano, fu man mano soppresso e unito all’ordine
dei frati minori e, con il loro abbandono, il Convento andò in quasi totale
rovina.
Provarono
più volte a rimetterlo in luce, sotto richiesta dei Vescovi, che ebbero
addirittura l’approvazione di un aiuto economico da parte del Sindaco.
Non
andò mai a buon fine.
Il Consiglio
di Intendenza non approvò i metodi da poter utilizzare, cosi, l’aspettata
rinascita di San Pasquale rimase un progetto che non venne mai realizzato.
Così
accadde che, i terreni dove situa anche la cappella, divennero di proprietà di
un importante famiglia Chiaromontese.
foto di Ugo Breglia |
Con
grande devozione e, sicuramente, grande rispetto per la storia della loro terra,
ci fu chi si prese cura non solo dei terreni, ma anche della Chiesetta.
Tra
questi ci teniamo a citare zë Gësèppë Tërribbùwë e zia Marìë a Mazzarònë, che oltre
al lavoro nei campi, nel frattempo, hanno saputo custodire e curare la Cappella
con tutto ciò che vi era conservato.
Tutto
questo però fino al 1957.
Da
quel momento in poi la Chiesetta cadde in quasi totale abbandono, ricevendo solo
qualche piccolo rappezzamento, ma nulla di più, fino alla fine degli anni 80,
quando finalmente avvenne un vero e proprio restauro, senza però intaccare la
sua forma, ovvero, una casina con una campanella posta sulla porta d’ingresso.
Confinante
con una Cappella che non ebbe la sua stessa fortuna(leggi qui la storia), San
Pasquale dà anche nome a quella che un tempo era una contrada ricca di campi
coltivati, soprattutto frumenti e qualche vigneto.
Oggi
tutti quei campi non esistono quasi più.
Dalla
fine degli anni 60 cominciarono ad essere realizzate le prime strutture, come
la Scuola Media e le case popolari, e di quei campi restano solo degli uliveti
e qualche piccolo pezzo di terra utilizzato per il classico orto stagionale.
mia ricostruzione su com'è e com'era San Pasquale |
E’
anche zona altamente archeologica, dove sono state scoperte importanti tombe e
reperti, conservati in gran parte nel Museo Nazionale della Siritide di
Policoro.
Oggi
della venerazione del Santo è rimasto ben poco, ma resta sempre nel cuore di
molti Chiaromontesi che, seppure i tempi hanno cambiato i legami con la
religione, anche grazie al mantenimento delle tradizioni, cercano sempre di
mantenere viva la propria storia.
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Pubblico, poesia in prosa di Giovanni Monaco, che ha di San
Pasquale questo ricordo della sua infanzia.
Sàn Pascǽlë
di Giovanni
Monaco
Mezza pòrta spàlancǽtë,
na cupërtùra sciùllætë,
duijë trævë sciàncǽtë
cu na campanèllë
ca së tënìë appëzzëcætë pë non
cadè,
e ca sunǽvë sùlë quànnë mënǽvë u
vièndë,
o quànnë i guagliùnë
a pëgliàvënë a pëshkunǽtë.
E na statuèllë sòpë a n'altǽrë
miènza arrùbbiëcǽtë,
ca të guardǽvë, e fa chë të
dëcìë:
Pëcchè m'avìtë fàttë arrëddùcë
accussì a cæsa mìë.
E pècurë, cræpë e puòrchë
cë së iènë a cuccǽ.
Ma Sàn Pascǽlë, cu pëshkùnë,
càucë e mattùnë, s’ha mìsë a
pòstë,
senza dìcë nièndë a nësciùnë.
E mo cë fæcë trasì
sùlë a chìllë c’u vònnë bènë.
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Traduzione
Una porta spalancata,
una copertura crollata,
due travi spaccate,
con una campanella
che si teneva appesa per non
cadere,
e che suonava solo quando
soffiava il vento,
o quando noi ragazzi
la prendevamo a sassate.
E una statua sopra un altare
mezza sepolta,
che ti guardava, e pareva dirti:
perchè avete fatto ridurre cosi
casa mia.
E pecore, capre e maiali
ci andavano a dormire.
Ma San Pasquale, con sassi,
calce e mattoni, se l'è messa a
posto,
senza dire niente a nessuno.
E adesso ci fa entrare
solo a quelli che gli vogliono
bene
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