Maggio 2024, Chiaromonte e le sue Storie dedica il mese ai lavoratori Chiaromontesi

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Giuànnë Pascarèllë “Giuànnë du tièmbë”

Di Pinuccio Armenti
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Inserita in Archivio > Chiaromontesi raccontano



nota: in questa storia non ho apportato alcuna correzione nelle parole in dialetto.
Pinuccio manca dal paese da sessant'anni, e desidero che tutti voi siate testimoni del suo amore immutato verso il nostro paese, il più bello del mondo.

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Carissimi compaesani e amici di Chiaromonte, oggi voglio parlare di zianam Giuann Pascarell.
Neanche lui ha fatto la storia di Chiaromonte, però ha lasciato il segno, tanto che perfino il nostro illustre Maestro Giovanni Percoco gli ha dedicato una poesia, e la copertina di un suo libro.
Cito la poesia del Maestro:

Cu na mene a na patacche
e nu vett all'ata mene
Pascarell duce e fiacche
se ne jie chiene, chiene.


Giuann du Tiemb
in un opera di Maria Gresia.
Copertina dell'ultima opera
del M° G. Percoco
"Poesia dialettale
Chiaromontese"

Il Maestro l'ha descritto in modo impeccabile.
Zi Giuann mie era nato a San Paolo in Brasile.
All'età di 6 o 7 anni tornò in Italia con sua mamma Concetta e famiglia. La mia Bisnonna.
Cresciuto nda Chiusa, campagna di Chiaromonte, passava le sue giornate pascolando angun fruscul. Qualche capra, ca facien u latte, tre o quatt pecurell, ca facien nu picc di lena.
Erano tempi duri.
Per lui la scuola non esisteva. A quei tempi in campagna dove lo trovavi un maestro.
Quindi doveva uscire tutti i giorni o col sole o con la pioggia o c'era a neve e facie fridd o aveva voglia o no, doveva farlo, perciò forse aveva questa fissazione du tiembe. Intanto il tempo passava.
Gli altri fratelli e sorelle si erano già tutti sposati, lui, l'ultimo rampollo della famiglia, non ha avuto mai la fortuna di trovare l'amore restando nubile e verginello per tutta la vita. Forse anche per questo era un pò arrabbiato con tutto il mondo.
Lui, essendo solo e non sapendo dove andare, rimase nella casa di sua sorella cioè mia nonna Mariuccia.
Non jer mbron come pensava tanta gente. Era rimasto un pò indietro con il tempo. Lui viveva nel suo mondo.
Mi ricordo che una volta guardavamo la televisione da nonna. Lui seduto di spalle allu fuculer una volta disse una cosa che mi rimase nella mente per tanto tempo. Era una trasmissione con Corrado. Ad un certo punto disse: mo nuie vidimi a loro, ma loro ni vedene a nui?
Quei loro era la gente che era in televisione.
Noi nipoti non sapevamo se dovevamo ridere o dire qualcosa. Con noi era buono come il pane, non era il burbero brontolone come lo definiva la gente.
A volte aveva una caramella, una noce o una castagna nella tasca della giacca. La prendeva e ce la dava dicendo: te niputiell, addulciscit a vucca.
Quando usciva di casa qualcuno lo salutava oppure lo stuzzicavano sope u tiembe, allora lui si fermava.
Ora cito di nuovo la poesia del Maestro Percoco.

Po' di botte se fermeve
e allu ciele jastemanne
Te!! Decije
e ce sputeve
cu na mossa tanda granne.
Il no jere mei cundende.
O c'ere u sole o nivecheve
sembe brutte jere u tiembe.

Lui brontolava sempre.
Forse lo faceva anche per attirare l'attenzione su di lui.
Con tutto che allu paise era conosciuto come il continuo brontolone, la gente lo voleva bene. D’altronde lui non ha fatto male a nessuno.
La sua fissazione jere u tiembe.
E finisco con le parole della poesia del Maestro :

Jastemeve Pascarell,
miche come fazze jije,
ma a jasteme jere belle
se u tiembe jere Dije.




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2 commenti:

  1. Che personaggi incredibili sono sortiti dal paese di mia madre. Bello anche questo racconto. Buona domenica a tutti.

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  2. Caro zi Giuann mie. Riposa in Pace ovunque tu sii.

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