Di G.D. Amendolara
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Storia inserita in Archivio > Storie Chiaromontesi
Due generazioni in grotta agli inizi degli anni 2000. Foto G. Durante |
Chiaromonte, 8 dicembre.
Il sole è sorto da poco e il suo fievole calore lotta contro l’impenetrabilità del freddo.
La neve sulle montagne alimenta in noi la speranza di vederne cadere sul paese, ma raramente accade prima di Natale. Al massimo spolvera e scatena le ire di chi raccoglie le olive.
Al forte odore dei camini accesi si sposa quello del fritto.
È festa, è da ‘Mmaculætë, e i scaudatièllë non pònë mangæ.
Sono i dolcetti tradizionali, chiamati anche i dòlcë di pòvërièllë per i pochi ingredienti che richiedono, come a pëgnulætë, arricchita però dal miele e dagli zuccherini colorati.
Per le zeppole e i cauzungìnë c’è ancora da aspettare, ma in qualche casa è possibile trovarne, se tempo e forza lo hanno permesso, vista la campagna di raccolta delle olive che impegna quasi tutte le famiglie.
Alle dieci e mezza la campana della chiamata riempie la piazza. Centinaia di fedeli, ben vestiti, acconciati e ‘mbërluccætë, affollano all’inverosimile la chiesa per la solenne messa, mentre all’esterno il passeggio si riempie di gente, così come i bar aperti.
A mezzogiorno risuonano le campane. È finita la messa e i fedeli escono ammaliati dal presepe realizzato dai volontari e dal parroco.
In un niente si svuotano la piazza, il passeggio e i bar. È ora di pranzo, e ora viene il bello, perché è du SpërtusaVùttë, e u vìnë nuòvë s’edda assaggiæ.
Che prëcëssiònë dòppë mangiætë pë dërètë i mùrë, in paese e pùrë pë fòrë.
Nessuna grùtta chiusa. Tutte aperte, cu përtùccë pròndë e anguna cosarèllë da mangiæ sòpë a buffëttèllë.
In qualcuna si porta avanti ancora un’antica tradizione legata sia alla festa che al periodo di caccia. Infatti, proprio i cacciatori nel giorno dell’Immacolata servivano ai loro compari un gatto selvatico cucinato ‘nda pëgnætë. Anche chi non è cacciatore cercava e cerca di portarla avanti, ma con uno dei tanti gatti randagi che girano in paese¹.
SpërtusaVùttë anni 30. Foto Enzo Figundio |
La sirena delle diciassette ufficializza l’inizio delle feste natalizie.
Partono le canzoni dall’altoparlante sul campanile. Le classiche din don dan, tu scendi dalle stelle, astro del ciel e le zampogne che spesso pare prendano una curva alla cuccætë a causa della cassetta o dell’LP ormai datati.
Fanno la loro comparsa anche i petardi, che sino a capodanno non lasceranno indenni nemmeno i bidoni della spazzatura.
Mancano solo le luci e gli addobbi nei negozi e per le strade, ma come sempre, se non è il quindici non faranno la loro comparsa.
Scende così la notte su Chiaromonte.
Le strade vuote d’un tratto si riempiono dë scìmmië e cuccuvèllë ‘mbëllëcciætë² ca murë murë së rëcògliënë alla cæsë.
Smette di fumare l’ultimo camino.
Il silenzio si sposa col gelo, e con l’ultimo botto che spara lontano finisce l’otto dicembre, per Chiaromonte un giorno, due feste.
E còmë a nièndë arrìvë Natælë…
Note:
1 Una tradizione del tutto perduta, almeno...
2 scìmmië e cuccuvèllë ‘mbëllëcciætë sono tre modi di dire di una persona ubriaca, alticcia.
Storie allegate
(Cliccate sul titolo)
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E' necessario ribadire il più sentito ringraziamento a te Giovanni, perché sai rinnovare le atmosfere passate come un sogno onirico e ci fai tornare tutti bambini.
RispondiEliminaCosì la nostra gente che si muove nelle nostre vie e la nostra piazza, che partecipa alla Messa e appresta ad un pranzo speciale rivive momenti consegnati alla memoria.
Non sono anonimo , sono Luciano Lauria, figlio di Minguccio Saccone, uno dei pochi che aveva le mucche.
RispondiEliminaLe mie sorelle distribuivano il latte in tutto il paese, con il bidone sul fianco e con il quartino di misura.
Buone Feste a tutti!!